mercoledì 2 novembre 2011

Robe da poco: fare un film su Freud e Jung



Esprimere in 93 minuti di pellicola l'intersezione più importante del pensiero psicologico moderno occidentale, non è roba da poco.
Svolgere il mutevole e controverso rapporto fra i padri della psicoanalisi con stile, sintesi e popolarità, non è roba da poco.
Divertire, mentre lo si fa, non è roba da poco.
Dipingere Freud in efficaci tinte e forme, non è roba da poco.
Nè per l'attore, nè per il conduttore.
Abbozzare un giovane Jung frastornato dalla carne e sulla soglia del Libro Rosso, non è roba da poco.

UN LIMITE
Passata la soglia di Freud, dove sono i Portali di Jung? Manca il secondo tempo?

GLI ENCOMI
Grande scrittura, ottima resa visiva, calibrata, sobria, scorrevole.
Oscar come miglior protagonista alla potente e trasformativa essenza del nostro mondo intellettuale: la Parola.

5 commenti:

  1. Qui, rispetto a von Trier, è un discorso di aspettative, da Cronenberg non potevo che attendermi qualcos'altro rispetto a quanto visto, chessò: qualche sogno-incubo da regalare agli spettatori, una scena indelebile come il Mortensen che nudo si menava nella sauna (sì, no, non una uguale, ché la borghesia austriaca non si adatta troppo ad un tale scenario :P), insomma un segnale di stile forte! Invece no, lo stile - che c'è - si appicca al metodo curativo, la Parola trionfa sì, ma a me non è bastato, e non saprei spiegare perché, a parte il debole, lo riconosco, discorso sulle aspettative. Morale: gli ultimi 2 film visti in sala non mi hanno soddisfatto. :/

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  2. Ma come, Jung che pesta la Spielrein in orgasmo non ti è bastato? ;-)
    Dici gli ultimi due film di Cronenberg o il Von Trier e il Cronenberg?

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  3. Sì ecco il capezzolo della Knightley che fa capolino è stato un risveglio interessante nel buio della sala :)
    Parlo di von e di Cron, i due film precedenti di quest'ultimo li ho apprezzati, anche se resto un fervido sostenitore del body-horror, che, purtroppo o perfortuna, penso non tornerà più.

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  4. Come ho già avuto modo di dirti, sono contenta che tu l'abbia apprezzato.

    Purtroppo Cronenberg paga il prezzo della sua popolarità conquistata in passato attraverso una maggiore spettacolarizzazione, ma l'aver realizzato con A Dangerous Method un film decisamente più intellettuale e meno "visivo" (anche se per me poi non è nemmeno del tutto vero) non significa affatto che abbia abdicato alle sue tematiche di sempre.
    In quanto all'amore per la "parola", si sa, ancor prima di essere regista, è un grande letterato, quindi ha portato sullo schermo quella che resta la sua passione principale.

    Non credo che fosse interessato a parlare delle teorie di Jung, quanto dello scontro dialettico tra lui e Freud, e delle opposte visioni dell'esistenza; e poi della crescita di Jung come uomo. Nella scena finale appare quasi come un Buddha che ha finalmente raggiunto lo stato della contemplazione assoluta.
    Rispetto a Freud, Jung ha percorso molti più sentieri, molte più strade, e questo gli ha permesso di raggiungere alla fine una visuale maggiore, su cui finalmente fermarsi a contemplare.

    Un saluto :-)

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  5. Biancaneve..Mi hai aperto gli occhi, verissimo quello che dici su Jung nel film, hai avuto una visione molto lucida e bella!

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