giovedì 8 marzo 2012

Janos nella Balena


Janos
L'umano nella Notte
Cammina sveglio:
In scena l'Eclisse

Niente voci
Né Edera sui muri
Solo Passi e Fiati
Fatali

Strade di calce, infinite
Linee alte dello sguardo
Lamiere sulla Piazza
Frigidi falò

Principe Nano, Balena che Non Ingoia

Giona

Follia Sommersa
Massa, Sommossa.
Armonia degenere,
Come un'Eco lontana, vicina
Simbolo e Materia
Musica

Il profeta non rinasce
Di Morte è Grazia pura




Poesia in forma di recensione del film, bellissimo e pieno di fascino, di Bela Tarr "Le armonie di Werckmeister" (link al blog della recensione di Eraserhead, che mi ha fatto conoscere Tarr)

13 commenti:

  1. :)
    Che ne pensi della scena del vecchio?
    Che, preciso, è la sequenza più alta mai vista dal sottoscritto nel cinema.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che non è la scena che mi ha più colpito, anche se fa certo il suo effetto. Personalmente ho adorato il cammino della massa silente (ne parlo, quissù) e la prima scena, in particolare, ma anche Janos che va in giro, il modo in cui parla, il suo contenitore per la schiscetta...
      Ancora grazie eh

      Elimina
  2. La marcia silente è comunque il preambolo della scena col vecchio, è quell'introduzione piena di disordine, letti distrutti, violenza, sopraffazione che apre il sipario (una tenda) sull'uomo, nudo.
    Cioè, io la vedo come un'unica, immensa, sequenza che penso debba essere studiata nelle università, e il protagonista che sbuca alla fine dietro il muro, il suo primo piano, è l'apoteosi.
    Anche se forse il mio best moment è proprio la fine: quando la nebbia avvolge la balena e d'improvviso c'è lo stacco sui titoli di coda a sfondo nero accompagnato dalla musica sublime di Mihály Vig. E' un istante, nemmeno troppo significativo, ma me lo porterò dentro per tutta la vita.

    RispondiElimina
  3. Adoro questo film, che ritengo tra i migliori in assoluto di quel genio ungherese che risponde al nome di Bela Tarr. Di sequenze sublimi ne è pieno. Già solo quella d'apertura, e qui sono d'accordo con emmeggì, è davvero enorme. Però, e qui invece sottoscrivo quanto detto da Eraserhead, quegli 8 minuti di pianosequenza che si infrangono su una delle immagini più cinematograficamente potenti di sempre sono sublimi. Ho avuto un mancamento e al tempo stesso un'epifania quando me li son trovati davanti.

    Non so se hai iniziato ora, emmeggì, a vedere Tarr o se anche tu hai già approfondito e amato, ma nel caso tu non l'abbia fatto, semplicemente fallo.

    RispondiElimina
  4. Grazie del commento, Elio. Sono all'inizio, ora credo che vedrò L'uomo di Londra, perchè in questa fase della mia vita avere tanto tempo in fila fra le mura domestiche è impossibile.
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi dei contenuti simbolici e "nascosti" del film. Come ho scritto su, secondo me non è imprendibile il senso simbolico della balena. Sia nel mito di Giona (che archetipicamente è la PROVA DELL'EROE che viene inghiottito dal profondo-animalesco e rinasce) sia in generale come simbolo delle profondità e vastità marine (quindi inconsce).

    RispondiElimina
  5. I significati nascosti? Ah. Bella domanda.
    Alcune cose puoi capirle, intuirle, interpretarle, altre hanno natura più sfuggente. Ad esempio, non sono mai riuscito a comprendere appieno il discorso che fa il tipo anziano seduto alla scrivania, eppure credo che sia un passo decisivo dell'opera. Ma va bene così, Tarr è un uomo molto colto e io mi accontento anche delle briciole.
    Che ci siano dei riferimenti al mito di Giona non saprei dirti, i sensi sono aperti ad ogni strada per cui nulla è precluso.

    RispondiElimina
  6. Allora, col cinema di Tarr mi accade spesso e volentieri una cosa strana, ossia l'avvertire che mi stia perdendo alcune cose, alcune simbologie per l'appunto, ma di non avvertire la cosa come un tassello mancante. Sistematicamente infatti, al termine della visione, mi ritrovo completamente appagato, come se Tarr in ogni caso mi avesse fatto capire tutto ciò che c'era da capire. E del resto credo proprio sia così. Il suo cinema è riflessivo, ma difficilmente è criptico o suscettibile di varie interpretazioni. Nonostante tutto, il racconto è sempre chiaro e diretto, e forse di simbologie non ce ne sono poi tante come potrebbe effettivamente apparire. Ma magari mi sbaglio io perché non le colgo ;)

    Quanto a L'uomo di Londra, a me in realtà (e forse qui Eraserhead non mi rivolgerà più la parola) non ha fatto impazzire. TEcnica sempre strabiliante, fotografia allucinante, forse la migliore, ma a livello emotivo non mi ha dato nulla che sia paragonabile a ciò che ho provato con le altre sue pellicole, Le Armonie su tutti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No no Elio, la penso come te su Londra. Il film, forse a causa della tribolata produzione (c'è di mezzo un sucidio mi pare) e della cooperazione con apparati extra-ungheresi, sta qualche passo indietro rispetto ai normali standard tarriani, e come dici tu non è una questione che si vede con gli occhi, piuttosto quel qualcosa che si dovrebbe sentire con l'organo posto sotto la gabbia toracica.

      E sulla questione "non capire tutto, ma essere ugualmente sazi", mi capita anche con un altro regista: Lynch.

      Elimina
    2. Devo ammettere che quanto hai scritto mi rincuora non poco. Il rischio infatti con Tarr e in generale con un cinema così spiccatamente d'autore è quello di scegliere il momento sbagliato per vederlo. Richiede infatti una predisposizione totale, e sbagliare magari il momento si rivela davvero deleterio. Per dirti, lo sai quanto adori bela tarr ma un suo film non me lo rivedrei così di punto in bianco, come farei magari con un film a cervello spento. Più volte ho pensato di aver visto l'uomo di londra nel momento sbagliato, perché del resto è difficile trovare difetti nelle pellicole del regista ed è quindi difficile spiegare a se stessi perché non è piaciuto. Quindi il dubbio di aver sbagliato il momento resta. Invece anche tu mi confermi questa cosa e quindi vuol dire che effetivamente qualcosa che non torna ci sta ;)

      Quanto a Lynch, sì. Sono d'accordo. Anche se in quel caso la simbologia assume un ruolo primario, seppur nella seconda visione. Perché la prima è puro stomaco. La sua genialità infatti sta proprio nel far convivere stomaco e precisione chirurgica nella costruzione confusa dell'intreccio (Tranne Inland Empire. Quello l'ho visto 5 volte, e per 5 volte ha preso a pugni unicamente il mio stomaco. Che cazzo di film. Il Turin Horse di Lynch). E' allucinante cosa combina quell'uomo, che io adoro anche solo per aver non solo sfiorato, ma addirittura ritoccato una figura intoccabile del cinema come quella di Phyllis Dietrichson, sporcandola e adattandola ad una pellicola nella cui colonna sonora ci sono pure i Rammstein. Genio senza precedenti, e senza successori.

      Elimina
    3. «Come sta il mondo, Lynch?»
      «Il mondo siamo noi. Se ci sentiamo carichi di energia, sereni, generosi, il mondo sta bene. Altrimenti no. Sta male»
      Grandissimo...PS vi è piaciuto l'album di Lynch? Ne ho scritto da qualche parte, se interessa.

      Elimina
  7. Capisco che vuoi dire, Elio. A me capita non solo con Tarr, ma con altri -capaci- autori. A me piace non razionalizzare, ma al tempo stesso, quando ne avverto il segno, avventurarmi in interpretazioni che considerò più pellegrinaggi che ragionamenti, e come tali li prendo e li vivo. Diciamo che, però, non credo che le immagini di soggetti di un film siano lì "per caso", anche se questo non significa che ci debba essere per forza di cose una volontà da parte dell'autore (anzi, rischieremmo il banale), conscia o non cosncia, di scegliere una balena e un nano piuttosto che danzatrici gitane o carovane di cammelli. Il fatto è che le immagini "chiamano" e "comunicano" anche senza che chi comunica e chi ascolta se ne accorga o lo desideri. E queste immagini sono simboli, portatori ed evocatori di senso a un livello profondo, non sempre comprensibile, interpretabile, e va benissimo così, per me. L'arte di uno come Tarr (perlomeno dall'unico poderoso film che visto!) secondo me sta anche in questo saper comunicare "vastità" senza forzature e pretese, ma gradualmente e con grazia, prendendo la forma delle nostre più intime e -parzialmente!- condivisibili emozioni, e comunicando ad esse bellezza, musica, struggimento.
    Perdonate se mi lancio in simili discorsi, ma questo cinema secondo me (o meglio sarebbe forse dire "in me") li chiama!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Figurati, stai chiedendo scusa ad uno che si lancia in pipponi insostenibili (vedi sopra). Quanto scrivi è assolutamente legittimo e soprattutto giusto. Le immagini, infatti, portano sì a stimolare pensieri ed aprire finestre spesso del tutto personali. Solo che a me non piacciono e cerco con cura di evitare le sovrainterpretazioni. Molti in maniera arrogante e superficiale leggono nelle pellicole cose che definire fantasiose sarebbe un eufemismo, credendo di poter affibbiarle alle intenzione del regista, e questa cosa mi infastidisce alquanto. Non certo che come te che fai un discorso del tutto diverso, modesto e comprensibile. Per questo cerco di attenermi sempre a quanto il regista più o meno esplicitamente (anche nella comunicazione implicita) offre, perché altrimenti mi sembra, nell'analizzare la pellicola, di deformare lo spirito della stessa.
      Ciò non toglie, come dici, che per fatti miei mi lasci andare ai mondi aperti dalle singole immagini, ma non cerco in esse significati particolari da attribuire al film. Questo nel caso in cui il simbolismo non sia chiaro (v. Lynch, appunto, o quel capolavoro che è "L'ora del Lupo" di Bergman)

      Elimina
  8. Hi,

    Great site! I'm trying to find an email address to contact you on to ask if you would please consider adding a link to my website. I'd really appreciate if you could email me back.

    Thanks and have a great day!

    RispondiElimina