mercoledì 3 aprile 2013

Dello Stato, della merda e del possibile ricostruire


Il "posterone" dice già tutto.
Tutta la mia solidarietà alla mamma di Federico Aldrovandi. Tutto il mio sdegno per i vigliacchi e gli assassini con la divisa. Peccato solo che oggi queste sacrosante proteste e sabotaggi si realizzino da pochi e sulla rete, al posto che da molti e nelle piazze.

Alcuni "appunti" tra il politico e il personale.
Non amo MAI generalizzare. Non è GIUSTO.
Benchè abbia sempre provato profonda indignazione, odio in alcuni casi, nei confronti della sopraffazione e delle ingiustizie sugli ultimi, specie quando queste sono inferte da chi dovrebbe tutelare e servire la comunità, non ho mai considerato poliziotti, preti, nemmeno pedofili, gente da buttare in cella, nel fosso o nel cesso senza se e senza ma.
Per questo il mio antifascismo è viscerale. Radicale. Per questo non sopporto quando si sventolano cappi, di qualunque provenienza siano, e quando ci e si proclama altro (prezioso concetto antifascista politicamente messo a fuoco qui).*
Non sopporto le semplificazioni poltiche e culturali. Tantomeno il sensazionalismo. Fatico a capire chi si tira fuori dalle responsabilità e anche dalle scelte, a volte solo fra il "meno peggio".
Ma, come dicevo, non generalizzo. Cerco di comprendere. E cercando di comprendere finisce che intuisci la complessità, che scopri che i posti e "le altezze" non sono così distanti. O potrebbero invertirsi.
E soprattutto scopri persone che lottano da posti scomodi, in silenzio, e aiutano altre persone a tirarsi fuori dai guai, a trovare una strada. Che magari non è la mia e io nemmeno la capisco.
Ma è una strada da percorrere, e tanto basta.

Per questa comprensione, che da sempre ritengo essere un valore (forse l'unico di cui dispongo), va ringraziata una cosa, in particolare: la merda.
La merda che non è mai stata lontana dalla mia vita ed esperienza. La merda che ha straziato, avvolto e anche annegato, ma che rende fertile. La merda, che è uguale per tutti, come la Morte.
Non di rado mi dispiaccio per chi non ne ha avuta abbastanza, chi non potrà mai sapere di quella solidarietà "orizzontale", tradizionale e proletaria, di quella splendida fratellanza, a volte crudele, della strada e dell'orfanitudine. Dei suoi miti e della puzza di quella merda. La stessa merda che, come ben si dice qui, dovrebbero pulire con lo spazzolino da denti e otto ore al giorno gli aguzzini di Aldrovandi.

Per fatti odiosi e incontrovertibili come quello di questo ragazzo massacrato (compreso il miserrimo comportamento di quel """sindacato""") e di decine di altre vite spezzate dallo Stato, dalle mafie, dal lavoro, ecc. ecc, resta e deve restare l'ignominia, resta e deve restare la condanna, resta e deve restare la trasmissione, il racconto di queste storie a chi non sa e/o non vuol sapere.
Resta la solidarietà totale e reale con le vittime.
Con il fermo intento di ricostruire, anche insieme a loro, consapevoli che la ricostruzione non passa dall'insabbiamento, dal "volemose bene" o dal forse peggiore "tanto sono tutti uguali", ma dalla conoscenza e dalla giustizia praticate, quindi conflittuali, imperfette, faticose, umane.

*  Compresi i simpatici exploit "anticasta" e antidemocratici dei grilletti prima, durante e dopo che le loro anime candide e "superiori" abbiano posato il culo in parlamento.


4 commenti:

  1. Quella manifestazione di solidarietà ai quattro agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, proprio sotto le finestre dell'ufficio della madre è una vigliaccata ignobile ed indegna di un Paese che vorrebbe definirsi civile.

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  2. Completamente d'accordo con te.
    Anche io quando ho letto la notizia di questa manifestazione di solidarietà (ma si può essere solidali con degli assassini? Forse si può tentare di comprendere ciò che può aver mosso il loro esecrabile gesto, tutto merita un tentativo di comprensione, un'analisi dei fatti, ma quello che non si può, né deve fare è giustificare) sono rimasta allibita, senza parole.
    Ma poi proprio sotto le finestre dove lavora la madre del povero Federico.
    Qui ti dice quanto è caduto in basso questo nostro paese.

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  3. Eh sì Rita. Da buon internazionalista ("anazionalista" vorrei dire), come si diceva a proposito di Rom e bandiere dalle tue parti, forse queste schifezze non sono prodotto tipico italiota, ma travalicano i confini fintanto facilmente quanto le problematiche sociali, politiche ed economiche sono sovrapponibili

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