martedì 27 dicembre 2011

Io amo Tatjana

Rivisto, e per la prima volta in sala, uno dei miei film preferiti di Kaurismaki, e direi pure in assoluto. Tatjana è un road movie tipicamente finnico e tipicamente kaurismakiano. Un giorno che potremmo dire a caso, ma anche del cazzo, due amici rocchettari di un piccolo centro partono verso sud. Motivi? E' finito il caffè, la macchina riparata va collaudata, la Lapponia è una merda. Crogiuolo di non-sense comici ed eleganti, di estemporaneità e ostica dolcezza e di, soprattutto, vodka, caffè e fumo (probabilmente è il film con la più alta concentrazione pro-capite di tali elementi), Tatjana è un viaggio senza meta, senza passato, senza futuro e forse pure senza senso (almeno fino all'epilogo). Una narrazione del presente, in cui il dramma è espresso in massima parte dalle espressioni pazzesche di Pellonpaa, dai silenzi caffeinici del suo compagno di viaggio e dal -solito, superbo e calibrato- manierismo bianco e nero del maestro finlandese. La solitudine e il vuoto si fermano lì, però, perchè ad arginarle c'è la vitalità, fine a se stessa, rasoterra e ingenua, certo, ma per questo forse più pura: come la musica, rigorosamente rock (il famoso tango finlandese, stupendo e agghiacciante al tempo stesso, di sicuro non canta rabbia ed energia; piuttosto, concentra lacrime e nostalgia), la strada, e l'amore di una vita intera di chi, letteralmente, non ha nulla da insegnare e nulla da perdere. Fiabesco.




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