giovedì 21 aprile 2011

Giubilo in sala parto: le dolci attese

Cronenberg, Miike, Von Trier, Kaurismaki, Kim Ki-Duk, Malick.

Follia, file e folla in sala parto. la gente sgomita e s'agita per vedere.
Ebbene sì, questi signori hanno partorito (si noti: tutti uomini!) e noialtri stiamo finalmente per conoscere le loro creature, in sala o nei festival (Cannes e Venezia).
Abbiamo la quasi certezza di incontrare splendidi bambini.
Cominciamo con Cannes.

Oltre ai lavori di Moretti e Sorrentino di cui qui non parleremo (perchè? perchè lo si fa già troppo), in Francia arriverà il nuovo film di Aki Kaurismaki (la storia di un lustrascarpe che fa amicizia con un bambino clandestino africano, non siamo in Finlandia -sic!- ma in Francia, più precisamente a Le Havre, che pure è il titolo del film).
Basta una foto di un film di Aki per provare gioia e soddisfazione. La composizione dell'inquadratura, le luci e i colori, la presenza scenica, le scenografie...Ed è solo la punta di diamante del cinema dell'autore finlandese, artista e uomo di notevole spessore, gli ultimi sempre al centro e nel cuore. Indubbiamente uno dei miei fari.



Da segnalare poi il gran colpo dell'instancabile e sbarellato Takashi Miike che porta in Costa Azzurra il rifacimento del film del 1962 Harakiri di Masaki Kobayashi. In 3D. Ci sarà di che divertirsi!
Restando in Estremo Oriente, è pronto anche il film di Kim Ki-Duk, su cui non sono riuscito a trovare molte informazioni. Il titolo però è Arirang. Buono a sapersi e speriamo di tornare ai livelli stilistici e di pathos di Ferro 3, uno dei miei film preferiti in assoluto (e anche del Mereghè).



Ma ancora mancano due pezzi da novanta. Il primo: una cara, vecchia e sghignazzante conoscenza, Lars Von Trier, con il nuovo film Melancholia. Un'opera, a detta dell'autore stesso, di genere romantico-fantascientifico: un binomio così, nelle mani di Lars, mi fa sentire felicemente sulle spine. Il nucleo della trama riguarda due sorelle che dovranno avere a che fare, niente poco di meno che, con la fine del mondo. Dio! Ecco il trailer:



Il secondo, a chiudere con Cannes, è il film che forse mi incuriosisce di più, anche per la storia: Tree of life, di Terrence Malick (non ce ne sarà bisogno, ma ricordiamo che questo signore è l'autore di un capolavoro, a mio parere il migliore film di guerra mai girato, ovvero La sottile linea rossa). Tree of life racconta la crescita di un bambino che si misura con le aspettative e le visioni del mondo opposte di mamma e papà, e con la malattia. Conoscendo il soggetto, questo potrebbe essere un altro film da non perdere per nulla al mondo. 



In ultimo i titoli che in assoluto aspetto di più, cioè i prossimi due film di David Cronenberg: A Dangerous Method (che si presume vederemo a Venezia) e Cosmopolis.
Del primo sappiamo già molto:
"Alla vigilia della prima guerra mondiale, Zurigo e Vienna sono lo scenario di un racconto oscuro sulla scoperta sessuale ed intellettuale. Tratto da fatti realmente accaduti, il film è incentrato sul turbolento rapporto tra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung (Fassbender), il suo mentore Sigmund Freud (Mortensen) e Sabina Spielrein (Knightley), la giovane donna bella e tormentata che si frappone tra loro. Nella mischia si aggiunge Otto Gross (Cassel), un paziente dissoluto che è determinato a spingere i confini. 
In questa esplorazione della sensualità, dell'ambizione e dell'inganno si creano le premesse per il momento cruciale in cui Jung, Freud e Sabina si incontrano e si dividono, cambiando per sempre il volto del pensiero moderno." [grassetti miei, più fonti dal web].



Insomma, c'è trippa per gatti. 
Personalmente ho un rapporto intenso e proficuo con la psicoanalisi, sia freudiana che junghiana. Direi che se il primo ha fornito delle basi eccezionalmente lucide e solide per il viaggio nella psiche moderna, il secondo le ha relativizzate e aperte al mondo, senza smarrirne il senso e la straordinaria portata (sto per accingermi ad aprire il capitolo Jung e alchimia, tra l'altro).


Per quanto riguarda gli attori, non so se sono più felice di vedere Viggo interpretare Freud o più dispiaciuto per colui il quale avrebbe dovuto, in origine, indossarne i panni, cioè il "mitico" Cristopher Waltz (il gerarca nazista scova-ebrei dell'incantevole Bastardi senza gloria).
Ecco infine una foto che ha qualcosa da dire sulle somiglianze...



Dell'altro film di Cronenberg, Cosmopolis, sappiamo molto meno, però se si ha letto il romanzo omonimo di Don DeLillo non si può non immaginare con grandi aspettative la messa in scena del regista canadese dello stralunato, antieroico viaggio in auto del giovane miliardario Eric che vuole tagliarsi ad ogni costo i capelli dall'altro lato di Manhattan. La trama è contenuta per intero dalla limousine che va e incontra ogni genere di ostacolo e dal suo passeggero, che si lascia andare in tetre e glaciali considerazioni sulla finanza, gli uomini, il mondo. La scrittura è quella, intensa, spumosa, spettacolare, di DeLillo. 


Riporto una recensione del libro, anonima, uscita sull'Economist anni fa. E' un po' lunga per il mio blog, ma da leggere fino in fondo, ne vale la pena!
"Che cosa prendere per un miliardario che ha tutto? Eric Packer, il repellente antieroe del tredicesimo romanzo di Don DeLillo, è un tipo a cui è ben difficile trovare da regalare qualcosa. Tutto ciò che sta sotto la soglia del faraonico sembra inadeguato e sgradito a questo ventottenne padrone dell'universo, il cui giocattolo prediletto è un bombardiere nucleare in disarmo. Eppure una mattina, mentre sta per recarsi al lavoro, Eric trova davvero qualcosa di cui ha bisogno e che ancora non ha: un taglio di capelli.
Cosmopolis racconta la storia di quanto accade a Eric mentre sta andando dal parrucchiere. Dalla Quarantesettisima a Manhattan attraverso la città, per tutto il giorno - con la complicazione e la confusione della presenza in città del presidente Usa. Gran parte dell'azione ha per location l'interno della limousine in cui, accerchiato da schermi di computer, Eric gioca sul mercato azionario, all'intermittente presenza di vari guru con cui discute del suo benessere finanziario, fisico e intellettuale. Tra un meeting e l'altro, scende dalla lussuosa automobile per sciogliere le gambe, mangiare, fare sesso, entrare in una libreria, assistere a una sommossa violenta, piangere al passaggio di un corteo funebre, partecipare a un rave, commettere un omicidio e fare da comparsa nelle riprese di un film.
L'incedere della limousine è glaciale. Ma il romanzo, sotto la guida di DeLillo, zooma in avanti, sollevando nubi di polvere stilistica e retorica.
Cosmopolis trabocca di ruminazioni verbose sull'intreccio di legami tra tecnologia e capitalismo. C'è un punto in cui Eric lirizza assai poco profondo: "Era banale riflettere sul fatto che numeri e tabelle fossero la compressione gelida di energie umane prive di regole, sogni assoluti e sudore notturno ridotti a lucide unità nel mercato finanziario". E poi: "In effetti i dati, in sé, emettevano una concentrazione spirituale e irradiavano scintillii luminosi, un aspetto dinamico del processo vitale. Era questa l'eloquenza degli alfabeti e dei sistemi numerici, ora pienamente realizzata in forme elettroniche, nella riduzione del mondo alla binarietà di 0 e 1, l'imperativo digitale che definiva ogni respiro dei billioni di esseri viventi sul pianeta".
E' il pavoneggiamento stilistico di DeLillo, piuttosto che la sua posizione sul capitalismo, che rende Cosmopolis una lettura tanto avvincente. I godimenti e i perigli del farsi tagliare i capelli non venivano descritti in modo tanto brillante da quando Franck Churchill fece quel viaggio straordinario a Londra per sistemare le sue coltri in Emma della Austen."


Qui sopra uno dei primi teaser poster del film.
A concluder: ne abbiamo davvero molte, di ottime aspettative. Fossero soddisfatte solo la metà, saremmo già molto, ma molto contenti. Vedere per credere!

8 commenti:

  1. e si, tanta roba nel prossimo futuro! Aspetto con ansia lars (nonostante non sia un grandissimo fan del regista) e kim ki duk, per me è il miglior regista vivente, quindi non può che proporci l'ennesimo capolavoro. Per me non ha ancora mai fallito un colpo.
    Storco il naso davanti a miike. il 3d in un film di samurai? perchè??? Nonostante mi abbia regalato decine di momenti felici per me lui rimarrà sempre un lavoratore del cinema, gira i film che gli viene detto di girare. Una specie di macchina. Su Cronemberg tanto di cappello, ma neanche qui sono in trepidante attesa per il suo metodo pericoloso, mentre mi intriga molto di più cosmopolis

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  2. carissimo, grazie del post. anche io qualche anno fa pensavo bene di kim, specialmente con ferro 3 sono rimasto sconvolto dalla bellezza che è possibile raggiungere, ancora oggi, con un film. Però i successivi, come soffio e dream, per me sono molto meno fluidi e magici (non mi soffermo troppo sugli aspetti strettamente critici, credo mi hai capito). condivido il commento su miike: però quando ancora oggi vedi un piccolo gioiello come yattaman (ne ho scritto), il genio e l'estro lo ritrovi eccome! Su Cronenberg devo dire che tocca due mondi che mi centrano in pieno, con i prossimi due film, e dopo il capolavoro di a history of violence (uno dei miei film preferiti in assoluto), veramente sudo nell'attesa!! Ma invece di Malick cosa ne pensi? Io molto molto bene...

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  3. Tante, meravigliose, speranze.

    P.S. Eccomi qua :)

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  4. Quali in cima alla tua classifica dei desideri?
    Buona permanenza!

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  5. Sono in trepidissima attesa di Cosmopolis.
    E proprio in questi giorni mi sono finalmente decisa ad affrontare il romanzo di Don DeLillo, scrittore che ho già avuto modo di apprezzare infinitamente per Rumore Bianco.

    Ho grande aspettative per questo film.

    A Dangerous Method mi è piaciuto molto. Devo dire andando un po' controcorrente rispetto alla critica ufficiale e alla ricezione del pubblico, che sono state invece un po' freddine nei confronti di quest'ultimo lavoro di Cronenberg. E comunque bisogna essere interessati alla psicanalisi e alle teorie dei due maestri per poter apprezzare in pieno il film. Se l'argomento non interessa, c'è poco da fare, il film non prende.
    Io praticamente sono cresciuta a pane e psicanalisi, nel senso che mi sono sempre esaltata nell'interpretare i comportamenti della gente, la società in genere, ed ovviamente la letteratura ed il cinema, secondo i parametri della psicanalisi. Tanto che l'approccio critico letterario e cinematografico che ho sempre prediletto è sempre stato quello appunto psicanalitico.
    Sei andato sul sito ufficiale di Cosmopolis? La fotografia ricorda un po' quella di Crash.

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  6. Mi fa piacere quello che dici dell'ultimo Cronenberg. Mi conferma una mia speranza/idea, visto il noto scenario della critica nei confronti del film. Credo allora che farò di tutto per vederlo in sala. Sì, di Cosmopolis ho visto tutto! Crash però a me non era piaciuto, credo sia l'unico di Cronenberg a non avermi preso...E dire che Il condominio di Ballard è uno dei miei must letterari...

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  7. Beh, Crash è un film particolarissimo. Prova a rivederlo, magari. E' un film molto cerebrale, la cui chiave di letture è contenuta, per sommi capi, nel monologo di Vaughan; ti riporto un estratto da quello che ho scritto tempo fa:

    "Apparentemente Crash è un film cronenberghiamo al massimo perché pone al centro della vicenda le trasformazioni (si parla sempre ancora di mutazioni quindi) che avvengono nel corpo e nella mente dei protagonisti dopo essere stati vittime di incidenti stradali. Ma è, al tempo stesso, un film che supera e porta a compimento questa tematica per approdare ad esiti diversi. Come se il regista, con la solita operazione metacinematografica, avesse voluto dimostrare una maturità tesa a superare se stesso.
    Il monologo di Vaughan che illustra a Ballard (personaggio del film) la sua teoria è in questo senso un manifesto programmatico: quello del "rimodellamento del corpi ad opera della tecnologia" - inteso nelle sue implicazioni proprio fisiche, di traumi e cicatrici, di ferite e rottura degli arti - e che apparentemente è il segno di fratellanza ed unione che ossessiona tutte le vittime di incidenti stradali - è in realtà un falso problema, "buono per distrarre le masse", dice Vaughan, quel che gli interessa veramente, quel che gli sta davvero a cuore è in realtà un altro discorso; "l'incidente", dice Vaughan, "è legato alla fertilità anziché alla distruzione, è una liberazione d'energia sessuale che trasmette la sessualità di quelli che sono morti con un'intensità che è impossibile in ogni altra forma". L'unione di Eros e Thànatos ai suoi massimi effetti."

    E poi ancora:

    "Memori di quel che Cronenberg ha scritto a proposito del suicidio: " è probabilmente il solo modo in cui possiamo dare alla nostra morte un significato" , Catherine, James e Vaughan si spingono ogni volta un po' più in là, cercano ogni volta nella reiterazione dell'incidente stradale - spasmodica come un coito - di andare oltre, di superare i limiti della loro fisicità sperimentando - come fosse una droga dai poteri esaltanti - quell'energia che si libera nel momento dell'impatto. Superare la barriera della fisicità significa, in altre parole, superare la fragilità dei corpi soggetti alla malattia e alla morte per donar loro quell'energia sessuale legata alla fertilità, contribuendo così a rendere possibile la propria riproduzione, che è la sola possibilità che ci è data - come specie - per contrastare la morte e divenire eterni."

    E' un film, come avrai capito, che ho molto amato, proprio perché così respingente in realtà, e specialmente da me (che ho il terrore degli incidenti stradali).

    Non ti voglio convincere eh ;-)

    Anche a me è piaciuto moltissimo Condominium :-)

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  8. Eh beh, come si fa a non cedere?
    Condominium è un libro davvero forte. Pornografico.

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