venerdì 27 dicembre 2013

Film del Mulo 2013


1 Spring Breakers (H. Korine)
2 La vita di Adele (A. Kechiche)
3 Django Unchained (Q. Tarantino)
4 The Master (P.T. Anderson)
5 To The Wonder (T. Malick)
6 Zero Dark Thirty (K. Bigelow)
7 Wolf Children (M. Hosoda)
8 Prisoners (D. Villeneuve)
9 In Another Country (Sang-Soo Hong)
10 Bellas Mariposas (S. Mereu)
11 Gravity (A. Cuaron)
12 Noi siamo infinito (S. Chbosky)
13 Another Earth (M. Cahill)


.....Ma non ho ancora visto Holy Motors (bello, interessante, un'epopea del cinema e delle vite/identità), No, La moglie del poliziotto, La vita di Adele (VISTO E CHE GRAN FILM...ORA MESSO AL SECONDO POSTO!), Un giorno devi andare, Post tenebras lux (piaciuto ma non così interessante); temo che dal secondo posto in giù possa essere tutta da rivedere! L'unico film che mi ha davvero entusiasmato tra le uscite è l'ultimo lavoro di Korine, qui nel sito ci sono un paio di contributi.

Buone Feste e buona Ruota!

sabato 21 dicembre 2013

Un giro di Ruota

A questo primo e abbondante Giro di Ruota del ritorno.
Spirale di Presente e Nigredo, di Incanti e Bellezza.
Ai 12 magici giorni e al numero 7.
Al mio paese, alla mia famiglia, alle anime in viaggio,
Quelle andate avanti e quelle che ancora respirano.
Ai fratelli, agli ultimi, a streghe e benandanti.
Al mistero di un Fiore che fiorisce e fiorirà.
 
Buon Solstizio e buona Luce a tutti!

mercoledì 27 novembre 2013

Baluardi balordi di bordo stagione...

Di nero e di giallo vestiti, r-esistono.


Foto scattata due giorni fa nel posto dove vivo e che amo
Fra acque ormai gelide


E altri ospiti fioriti (che fiore è qualcuno lo sa?)




venerdì 15 novembre 2013

A Hugo, al '93, alle Bestie e alle Dee




...Di lui si dice che "esagera". Come negarlo?
Negli scorsi mesi ho letto "L'uomo che ride", "I miserabili", ora termino "93".
Su queste pagine lascio tanta soddisfazione, curiosità, passione.
Qualche estratto dall'ultimo romanzo, anche se il mio preferito resta quello che ci racconta dell'ultimo fra gli ultimi, lo sfregiato, il mostro e l'eroe, Gwynplaine. Consigliatissimo.

INDIFFERENTE A TUTTO, ATTENTO A OGNI NONNULLA
Mentre ciò accadeva nei pressi di Tanis, il mendicante se n'era andato verso Crollon. Si era inoltrato nei burroni, sotto l'ampio fogliame silenzioso, indifferente a tutto e attento a ogni nonnulla, come aveva detto egli stesso, sognando più che pensando, poiché chi pensa ha uno scopo e chi sogna no, errando, vagabondando, mangiando qua e là un germoglio di acetosella, bevendo alle sorgenti, drizzando ogni tanto la testa ai frastuoni lontani, per rientrare poi nell'abbagliante fascino della natura, esponendo I suoi cenci al sole, egli forse sentiva il rumore degli uomini, ma ascoltava il canto degli uccelli.
(Pag 82, ed. Einaudi)

IL FUMO
Un fumo attrasse la sua attenzione.
Niente di più dolce del fumo, niente di più spaventoso. C'è il fumo pacifico e il fumo scellerato. Nella densità e il colore di una colonna di fumo, c'è tutta la differenza tra la pace e la guerra, tra la fraternità e l'odio, tra l'ospitalità e il sepolcro, tra la vita e la morte. Un fumo che sale tra gli alberi può significare ciò che v'è di più incantevole al mondo, il focolare, o ciò che v'è di più spaventoso, l'incendio; e tutta la felicità come tutta l'infelicità dell'uomo stanno talvolta in questo vapore sparso al vento.
(Pag. 102) 

UNO SPIRITO PUO' PROCREARE
Lo spirito allatta, l'intelligenza è una mammella. Vi è analogia tra la nutrice che dà il suo latte e il precettore che dà il suo pensiero. Qualche volta il precettore è più padre del padre, come spesso la nutrice è più madre della madre.
Questa profonda paternità spirituale legava Cimourdain al suo allievo (Gauvain) Solo a vedere il fanciullo si inteneriva.
A ciò si aggiunga che sostituire il padre era facile, poiché il fanciullo non l'aveva più; era orfano; il padre era morto, la madre era morta: erano suoi tutori una nonna cieca e un prozio lontano.
[…] C'è ancora da aggiungere questo: Cimourdain aveva visto nascere il bambino che era stato il suo allievo. Il bambino, rimasto orfano piccolissimo, aveva avuto una grave malattia. Cimourdain, in quel pericolo di morte, l'aveva vegliato notte e giorno; è il medico che cura, ma è l'infermiere che salva, e Cimourdain aveva salvato il bambino. Non solo il suo allievo gli doveva l'educazione, l'istruzione, il sapere; ma gli doveva la convalescenza a e la salute; non solo gli doveva il saper pensare, ma anche il poter vivere. Coloro che ci devono tutto noi li adoriamo; Cimourdain adorava quel bambino.
Il distacco naturale della vita era avvenuto. Compiuta l'educazione, Cimourdain aveva dovuto lasciare il fanciullo divenuto un giovanotto. […]
Era sopraggiunta la rivoluzione; il ricordo di quell'essere di cui egli aveva fatto un uomo aveva continuato a vivere in lui, nascosto ma non spento, dalla grandiosità dei pubblici avvenimenti.
Modellare una statua e crearla è bello; modellare un'intelligenza e darle la verità, è più bello ancora. Cimourdain era il pigmalione di un'anima.
Uno spirito può procreare.
(Pag. 102-103)

MORIRE
Tutti, in silenzio, dietro la barricata o sui gradini delle scale, attendevano, con una mano sul moschetto e l'altra sul rosario.
La situazione si andava precisando, ed era questa:
Per gli assalitori, una breccia da superare, una barricata da abbattere, tre sale sovrapposte da prendere a viva forza l'una dopo l'altra, due scale a chiocciola da conquistare gradino per gradino, sotto un fuoco di mitraglia; per gli assediati, morire.
(Pag. 261)

ECUBA, LA MADRE, L'URLO, L'ANIMALE
[…] In un batter d'occhi la fiamma raggiunse il secondo piano. Allora, dall'alto, rischiarò l'interno del primo. Un vivo chiarore mise improvvisamente in risalto tre piccoli essere addormentati.
Era un grazioso viluppo di braccia e gambe intrecciate, palpebre chiuse, bionde testine sorridenti.
La madre riconobbe i suoi figli.
Gettò un grido spaventoso.
Quel grido della disperazione inesprimibile è solo delle madri. Nulla di più cupo e di più commovente. Quando esce dalla bocca di una donna, sembra una lupa; quando lo lancia una lupa, sembra di udire una donna. Quel grido di Michelle Flechard fu un urlo. “Ecuba abbaiò”, dice Omero.
[…] Non era più la figura di Michelle Flechard, era Gorgona. I miserabili sono i formidabili. La contadina s'era trasfigurata in eumenide. Questa villana qualunque, volgare, ignorante, incosciente, aveva preso d'un tratto le dimensioni epiche della disperazione. I grandi dolori sono una dilatazione gigantesca dell'anima; questa madre era la maternità; tutto ciò che riassume l'umanità è sovrumano; ella si rizzava là, sull'orlo del burrone, davanti a quell'incendio, davanti a quel crimine, come una potenza sepolcrale; aveva il grido della bestia e il gesto della dea; il suo viso, dalla cui bocca uscivano le imprecazioni, sembrava una maschera fiammeggiante. Niente di più straordinario del lampo dei suoi occhi inondati di lacrime; con lo sguardo fulminava l'incendio.
(Pag. 293)




 

mercoledì 9 ottobre 2013

E tu, ti fotti di paura?



INTRO

Settembre 1997, Lido di Venezia.

Ho gli occhi iniettati di sangue e sono felice. Cosa mi capita:
  • Colleziono una serie di manifesti dei film in concorso, strappati da muri e pensiline tra le quattro e le sei del mattino, quando è impossibile riposare per il passaggio dei camioncini delle pattumiere ma le strade sono ancora desolate;
  • Dormo sulle panchine del Lido. Siamo io e un punk poco espansivo con la tazza attaccata allo zaino;
  • Bernardo Bertolucci, quell’anno Leone alla carriera, presenzia e racconta dopo la proiezione de La commare secca, da un soggetto di Pasolini. Non ne sapevo nulla e mi trovo in prima fila davanti a lui, 19enne improbabile e puzzolente. Cerco un senso alla mia presenza tra flash e lustrini. Il Maestro è magnanimo, mi guarda e sorride;
  • Vedo gratis una media di sei film al giorno (ho un accredito che mi ha passato un’amica formigoniana volontaria al Festival);
  • Tra questi, due su tutti: il primo mi inonda di colori e meraviglia, è il Leone d’oro Kitano con Hana-Bi; l’altro, di soddisfazione e fratellanza, è Gummodi Korine (che vince il premio della critica).
  • Nella speranza di avercene abbastanza per una cena al ristorante, mi gioco gli ultimi euro alle slot del Casinò. Mi tocca tornare a Milano nascosto nel cesso del treno.


GUMMO


Xenia, Ohio. “Un tornado si è abbattuto sul villaggio. In tanti sono rimasti uccisi, qui sono morti cani, sono morti gatti, case spaccate a metà, collane e braccialetti sopra gli alberi. I morti avevano le ossa che gli uscivano dalla testa, Oliver ha trovato una gamba sul letto. Molti padri di famiglia sono morti durante il grande tornado, io ho visto una ragazza volare per aria, e gli ho guardato sotto la gonna."



Il primo lungometraggio dell'allora 24enne Harmony Korine è un film nel sottoproletariato bianco a stelle e strisce. Gummo non interpreta, descrive con personalità ed empatia le scorribande e gli espedienti di giovanissimi baraccati sopravviventi in una cittadina di palude e provincia, non a caso chiamata Xenia. Brevemente, senza timore di dissacrare: dove Accattone dipingeva con tinte pasoliniane il sottoproletariato romano anni '50-'60, Gummo pennella (e graffia) quello un po’ più globalizzato, ma parimenti spietato e fognaiolo, degli USA fine anni ’90. L'attrazione per gli ultimi, i folli e gli sbandati, anche quando sono messi in cattiva luce, è pura e appassionante. E' anche esasperata. (Ogni tanto mi chiedo: perchè dovrebbe dare fastidio l'esasperazione, l'enfasi? La vita di quelle persone è ESASPERATA ed è ESASPERANTE. Provare per credere. Korine e Pasolini lo sanno e non si fanno quel genere di pippe).
Ad ogni modo, per me, Gummo è un film da spellarsi le mani per il coraggio di raccontare in quel modo quei personaggi, enfasi compresa

 

 

 SPRING BREAKERS

 

Così, dopo anni, quando esce -nelle sale!- un film di Korine, mi precipito. E ora, quell'unico post all'anno che riesco a tirar fuori, glielo dedico. Perchè Spring Breakers è un film di rivolta (come Gummo e gli altri titoli), è un racconto di iniziazione, è selvaggiamente Femminile.

 


E' da premettere che l'opera potrebbe risultare impermeabile a un approcio "non mainstream", verso il quale ha prestato amabilmente il fianco nella campagna pubblicitaria e della quale mantiene, in un certo senso, le aspettative. Questo perchè Spring Breakers è una narrazione tipicamente sottile, procede per forme, per allusioni, per colori, per archetipi, per musiche ed ombre che parlano più al giù che al su. Al di là delle pregevoli recensioni positive, come altri hanno sottolineato, occorre "aprire quella porta", altrimenti sono solo lucine culi e tette.*

La capacità registica di Korine sta nel lasciare che i toni ingannevoli e oscuri di questa "fiaba americana" si compiano a livello di scrittura, girato e montato, nel modo più fluido, di collezionare scelte autoriali quasi** sempre azzeccate: da aspetti "macro", quali le attrici marchiate Disney, la musica di Skrillex e di Britney Spears -come fu per Gummo il death metal e Madonna-, James Franco che perde la pelle e diventa Alien, un personaggio caratterizzato troppo bene perchè gli eccessi siano stereotipi, fino a "dettagli" di produzione o di costume, come l'efficacia degli appostamenti negli Spring Break reali di Korine, o gli Unicorni sui passamontagna rosa (!)***



Nel merito del soggetto, parliamo di un film sulla "fase finale" dell'adolescenza così com'è intesa e descritta nel nostro contesto storico e culturale, specificatamente nel momento in cui si affaccia al mondo, ne avverte i meccanismi sociali e ne subisce maggiormente gli aspetti avvilenti e depressivi da un lato, quelli inebrianti e vitali dall'altro. In questo scenario, lo Spring Break è una finestra, uno spiraglio su quell'ideale libertà oggetto di ricerca adolescenziale. E' la svolta e la rivolta, lo stacco dal grigiore, dall'ipocrisia, dal piattume da cui l'adolescente-tipo proviene. E' la nuova pagina del libro ed è, precisamente, quella che scintilla...di Nero. Lo Spring Break è passaggio, catarsi del rito liberatorio, evocazione ed espressione del lato oscuro ma luminoso di corpo, potere, presente, incontro/scontro di età e pulsioni.

"Va tutto bene. Di cosa hai paura?"

Nella prima parte la vicenda vede quattro giovani ragazze desiderare, trovare i mezzi e poi partire per lo Spring Break in Florida. Le quattro a finire sotto la camera sghemba di Korine sono girls "diverse dalle altre", un po' perchè lo hanno scritto in faccia, un po' per curriculum e atteggiamento: diaboliche, squattrinate, sessualmente audaci e sboccate (nonchè -ripetendoci- quasi tutte attrici di area Disney, tranne la giovane e poco convincente moglie dell'autore). C'è Faith/Selena Gomez che -in nomen veritas- inquieta e idealista, cerca risposte in un gruppo di preghiera informale (sarà la prima a lasciare lo Spring Break una volta che la situazione si farà intensa); poi c'è Cotty (Rachel Korine), ma soprattutto ci sono Brittany (Ashley Benson) e Candy (Vanessa Hudgens), biondine procaci, determinate e particolarmente vivaci capaci di trovare i mezzi per partire improvvisando una rapina a mano armata.


E la festa comincia. Le magnifighe quattro (come direbbe  Il Cannibale) indossano solo graziosi bikini e non li coprono nemmeno quando, in uno dei famosi "eccessi" surrealistici di Korine, la scena si sposta in tribunale. Persistente nudità come metro dell'autenticità dell'esperienza di vita, della libertà di essere e del confine, ridotto e prorompente, tra le protagoniste e il mondo intorno. Dappertutto, schizzata musica hiphop/elettronica e ralenty onirici di baldanzose orge di alcool e carne, principale evidenza di questa festa tradizionale anglosassone (c'è poco da ridere: l'antropologia fra mezzo secolo le chiamerà così). Il montaggio e la regia sono in stile Korine, sincopati ma più fluidi che in passato. C'è -perlomeno in apparenza- più glamour stilistico e armoniosità, in accordo con il tipo di storia e di contesto meno marginali del solito. 

Le scene sono hot ma più che altro si beve di brutto e si mimano prodezze sessuali di tipo numerico/prestazionale. Le nostre ragazze, in effetti, non scopano nemmeno nelle scene in cui, finiti i party, è evidente avvengano, fra un conato di vomito e l'altro, non pochi accoppiamenti. Le protagoniste fanno di tutto e peggio (meglio) delle altre, ma non si danno. In una scena c'è un esplicito rifiuto di un ometto molto arrapato. Anche con Alien/Franco la scena di sesso sul lettone col pistolone (vedi dopo) in qualche modo esaurisce il meccansimo di possesso/chiavata e lo risolve a un altro livello (sempre vedi dopo). Le protagoniste sembrano porsi da subito al di là del teatrino delle apparenze, più in basso, che poi è lo stesso che dire più in profondità.

La solfa da teen-party cambia dopo l'arresto e l'incontro con Alien/Franco, un gangster con trecce e denti foderati di metallo prezioso che paga la cauzione alle giovanotte. Il tipo si rivela da subito personaggio chiave perchè i fili si spieghino e i destini si compino. L'evoluzione delle vicende delle ragazze dovrà passare attraverso l'incontro con questa pericolosa incarnazione dell'oscuro, un ragazzo "unico bianco cresciuto fra i neri" che nella vita spaccia, ammazza, accumula denaro e ultimamente incide hip-hop. Alien è il drago, il Selvatico, il mostro dorato che darà occasione alle ragazze di immergersi nel lato oscuro e nella vita scintillante di uno Spring Break protratto all'infinito (anche se poi sarà lo stesso Alien a scoprire, grazie alle ragazze, altri livelli, sede dell'essenza della traccia che sta seguendo e ad avere la possibilità -l'amore- per inoltrarvisi).

Torniamo alle protagoniste. Dopo aver iniziato a frequentare con soddisfazione il mondo drogato e sbandato -la realtà bside- di Alien, si divideranno: due di loro andranno fino in fondo, dove le Strade si uniscono (Vita e Morte); Faith e Cotty, invece, torneranno a casa, pur se con tutta l'amicizia e l'amore di chi rimane. A questo punto scorrono nuovamente immagini dei raduni festanti dello Spring Break, ora più di prima ben poco scioccanti in tutto il loro prevedibile esibizionismo, mascherata in cui non v'è incontro con l'altro, ma solo performance e conformismo.
 

Il lettore avrà notato come il film esponga la sua trama e i suoi protagonisti secondo un evidente -ed efficace- andamento fiabesco. La filastrocca canticchiata da Alien lo ricorda:

"Quattro passerotte uscirono dal nido
Quattro passerotte ora sanno volare
Una passerotta disse di te non mi fido
e tornò al nido..."
  
Le due girls rimaste sulla piazza si inseriscono più che bene nella vita del gangster, praticamente ne prendono in mano redini e timone. Qui non c'è ipocrisia, si lotta per realizzare i propri sogni, si vive fino in fondo per quello che si desidera, finchè si può, con ogni mezzo e ad ogni costo. Il denaro è la chiave, il cibo/la roba ("da shit"), l'imbottitura ("sono foderato di soldi!"), lo strumento per trascendere la realtà grigia e bigia e per essere realmente se stessi; il denaro, in effetti, in sè non significa nulla, ma realizza sogni materiali, apre Sesami oscuri. E la musica è il viatico consolatorio. Non a caso, musica e moneta sono le occupazioni di Alien (che nemmeno è di questo pianeta o sembra così interessato a scopare).

"Guarda quanta roba!
Guarda quanta roba!
E' questo il Sogno."

E' il Bengodi, la Cornucopia, il Paese dei Balocchi; chi si trattiene oltre i limiti consentiti torna indietro in una bara, come insegnano le fiabe, la realtà e anche (certi) film. 


Le due bionde, in quella che potremmo considerare la scena madre del film, inscenano, sul letto spaziale di Alien, un'aggressione ai suoi danni, lo fanno inginocchiare sotto la minaccia di due pistole cariche:

"Sei un pervertitio. Pensavi che anche noi fossimo roba tua? Non sai con chi hai a che fare!"

Altro che paura del mostro. Le girls stanno recitando un ruolo pericoloso e complesso, viene bene. Ma più che eroine solari e combattive, sono giocose sacerdotesse di culti cruenti ed oscuri.

"C'è tutto quello che ci serve qui, di te non abbiamo bisogno. Forse ti abbiamo usato per arrivare qui. Che dici, lo ammazziamo?"

Al culmine della tensione (non sembrano fingere), lo sbandato comincia a succhiare la canna della pistola, gesto di sottomissione riconoscente e gradito alle due fatine.

Eros e Tanathos fanno un girotondo. Nella bocca del killer si scioglie la tensione; le ragazze si compiacciono del ruolo loro riconosciuto, se la ridono. Alien sposta la pistola sull'inguine di una delle girl; il gioco continua.

"Sei un maiale, sei uno schifoso maiale, cazzo, sì!!"

Alien è inebriato, innamorato. Sa di aver trovato ciò che aveva intuito fin dal giorno in cui ha incontrato le giovani. La sua strada, l'amore, la compiutezza.
 

Altro tema presente -piuttosto tipico dell'adolescenza- è la fusione, la totale adesione tra le due "bad" girls. Brittanny e Candy parlano in prima persona plurale, si toccano e strusciano continuamente, spirali, avvolte come un Serpente a due teste. Anche questa sembra una tra le più calzanti espressioni di un femminile vivacemente transpersonale. Esse sono idea, azione, vita allo stato puro. Come in effetti anela ad essere Alien, che proprio per questo scorge in loro la perfezione, l'Amore, l'ideale, l'Anima Gemella. Anche alla fine del film quando, non a caso in acqua, c'è il primo rapporto completo tra i protagonisti, le ragazze restano sempre abbracciate, spassose, gaudenti; mentre Alien prende una è come se entrambe partecipassero. E lo sforzo sessuale di Alien appare in netta contrapposizione con le girls che godono sciolte.

Raggiunto l'apice, la fusione, la Ruota scatta ed è l'inizio dell'epilogo. Alien sa che deve sistemare i conti con un pericoloso spacciatore che minaccia da tempo le sue attività. Si tratta di un suo amico di infanzia ora completamente assorbito dal successo e dalla roba (interpretato dal rapper Gucci Mame).

E' evidente come ciò sia il pretesto per andare in fondo non tanto alla faida criminale quanto alla vicenda esistenziale di Alien e delle due ragazze. Le girls incalzano:

 "Hai paura, vero? Ti fotti di paura, vero?" 

E poi è orgia di sangue e pistole, di morte e di tenebre. L'epitaffio di Alien qui sotto immortala non, come banalmente qualcuno ha pensato, la festa dei teen drogati in sè, ma la propagazione all'infinito del momento che esce dallo schema e si ri-trova, il sacro ri-sorgere del Sole, una Primavera fuori da ogni possibile conformità e adultità, un situazionismo esistenziale portato alle estreme conseguenze.

"Spring Break per sempre..."



Le due ragazze, invece, proprio nella scena che precede il loro "omicidio-suicidio", telefonano a casa per confessare affetto, buoni propositi e un positivo cambiamento interiore. La mia personale ipotesi è che lo facciano con sincerità, per non lasciare una scia di inutile dolore e confusione.

"Sarò una ragazza migliore. Siamo persone diverse ora. Abbiamo conosciuto persone identiche a noi."

OUTRO

L'adolescenza come momento di crescita, di trasformazione, di accumulo e canalizzazione di energia, intersezione e spellamento dei limiti fisici e dell'oscuro interiore. Quell'intimo, inebriante confine tra Eros e Tanathos. Quel Nero e Rosso esplodere sognante della carne in bellezza, gioventù, vita, sesso, morte, violenza, paura, spirito e corpo che si ritrovano, si contendono, si uniscono, si sbattono e si rilasciano. Spring Breakers è un film saffico e femminista, gli uomini o non capiscono o si trovano relegati a ruolo di gestori (e vittime) del potere. Un potere da offrire al femminile, espressione dell'incanto della vita sessualmente ed energicamente al culmine.

 "E' come un sogno." 


Note
* "Cinema per iniziati", "Poco democratico" ecc. ecc. Per me, ogni opera, libro, script, film, piece che sia ha per ognuno di noi un possibile "percorso di accesso" in un dato momento. Poi c'è chi, anche se non coglie, si incuriosisce e prova a cercar varchi, e chi -forse troppo innamorato delle proprie idee- chiude lì e butta nel cesso. A ognuno la sua scelta.

** L'interpretazione della moglie di Korine non è all'altezza del resto del cast.

*** Si veda ad esempio Jung, il quale dedica agli unicorni un intero capitolo di uno dei suoi libri più importanti sui simboli.

Dedico questo post un poco vaneggiante al blog Oltreilfondo ed al suo curatore, Eraserhead, al quale chiedo, col cuore in mano, dove cazzo sia finito.

mercoledì 24 luglio 2013

Tempo LOST (Le Dieci fregature n° 3:)

114 puntate

 

5130 minuti

 

Più di 90 personaggi principali

 




Sì, novanta e rotti personaggi che non possono non diventare stretti, fastidiosi, caricaturali, sovrapponibili e prevedibili se la sceneggiatura arranca, propone situazioni e scelte che si risolvono al 90% in modo manicheo, a volte puerile, spesso inutile. E intanto tu ti sei sorbito 14 puntate per niente.
Lo slancio metafisico è trito e puramente razionalista; fa il paio con le "trovate" di sceneggiatura di cui si accennava sopra.
Ogni cosa, giungla, isola, volo, bene/male, eroi/antieroi non hanno la forza espressiva e narrativa per diventare simbolo, fiaba, archetipo. E restano noiose caricature, elementi banali e strumentali finalizzati a un semplificatorio discorso narrativo che si snoda, strascicando e stracciando, tra idealismo hegeliano e cristianesimo scientifico post-moderno.
Le premesse c'erano, discreta la prima stagione e anche l'ultima ma, forse per via delle scelte produttive, si resta impigliati in una serie di intrattenimento che si parla continuamente addosso.

Insomma, per me (e per chi mi ha accompagnato nel viaggio) Lost lascia il tempo che trova, è il caso di dirlo, e dire di più non posso pure perchè di tempo ne abbiamo investito già moltissimo.
Ora...So che non sembrerà bello stroncare speidtamente, senza entrare nel merito con esemplificazioni e analisi approfondite, una serie che anche tra i miei amici blogghettari può vantare molti sparuti fan...Mi riprometto di farlo negli eventuali commenti, colpo su colpo ;-)

venerdì 12 luglio 2013

Al Meraviglioso



I
Tu mi hai ridato la vita

La vita è movimento
Anche della camera

La vita rurale
Risplende di silenzi

Se partecipi al Gioco
Giri
Altrimenti, pietrifichi

L'Amore di Dio è
Luce senza sosta

L'amore umano, intermittente,
Spezza e ricompone
Maree di Tutto, maree di Niente

II
“L'uomo che sbaglia è perdonato. Con l'uomo che non sceglie, Dio non sa che fare”

Abitata
Due donne in me
Una, amando, ama
L'altra, greve, schiaccia

Terra

Terra Nera, respira.
 Terra compromessa, ammazza!
Terra vive Terra muore
In Miseria ed in Stupore
 
III
"Cos'è questo Amore che ci ama?"

Un Castello nell'Acqua
Incontro tra Onda ed Aria
Seme d'uomo o altra meraviglia
Essenza del Tempo, fiorito in Rosa