martedì 31 maggio 2011

...come GODO!



BUONGIORNO, MILANO! 






MILANO SI SVEGLIA, MILANO-MERAVIGLIA!


Venerdì al concerto sotto pioggia, grandine, arcobaleni e spettacolari luci crepuscolari


Napoli sogna, Napoli può cambiare!





E sono cambiate già Novara, Pavia, Trieste, Gallarate, Cagliari...

E ora?

Ora ci vuole uno come lui, uno degli artefici di questo cambiamento, della vittoria delle persone perbene, della politica nobile, dell'"eleganza della cultura". 
Nichi for president!

lunedì 30 maggio 2011

L'albero della vita

Sephiroth

Intrico
Dissolvenza
Tempo liquido
Senza vento

Stellare

Spazio alto
Oscuro, caldo
Dimora di Luce
Segno Divino

Una Voce



Poesia in forma di recensione per "The Tree of Life", di T. Malick, 2011
Un film bellissimo ma non certo "facile". Comunica al cuore, all'anima. Per quanto mi riguarda, un altro segnale verso la Cabala e l'Arte. Sconsigliato agli spettatori tradizionalisti. 

giovedì 26 maggio 2011

Balle spaziali


Il Mulo, che (per ora) vive nella periferia più bella di Milano, non può non dedicare le energie di questi giorni al sogno di un sindaco innovativo e pulito. Ho deciso che in questo post raccoglierò le perle di questa nervosa e ilare campagna elettorale. La mettiamo sul ridere, per non piangere: perché, come dice un amico, a guardare il bicchiere mezzo vuoto appaiono scenari simili a quelli usati dai nazi-fascisti per vincere le loro battaglie politiche. 
Del resto, basta fare un salto in avanti e piombare (piombare) negli anni Settanta. Politici potenti -e cattolici- sostenevano che il fine (evitare la "sovietizzazione" dell'Italia), giustificava i mezzi (bombe e stragi). Oggi la storia si ripete, come sempre, ma speriamo con toni meno drammatici di quelli. 
Lasciando perdere gli ultimi vent'anni di berlusconismo, concentriamoci sul presente di queste elezioni comunali. 
Per ora abbiamo visto:

- Fare promesse elettorali come fossero svendite di pomodori al mercato (via ecopass e multe, via strisce blu, zanzare e merde di cane dai marciapiedi...):


- Inscenare aggressioni...


- ....e, in generale, giocare a fare le vittime con motivazioni che definire fantascientifiche è poco:

"NON MI FANNO PARLARE"


- Fomentare e strumentalizzare le paure, comportandosi esattamente come i peggiori strateghi della tensione e come quei "baluba", come li chiamano loro, sauditi che tanto temono (non concedono luoghi di culto diversi dai propri, non amano la conoscenza e la cultura, vogliono militarizzare le città, soffocare le proteste, sostengono un leader-padrone che non accetta critiche e che vuole porsi al di fuori della legge, che possiede/domina la maggioranza dei mezzi di informazione che usa a suo favore, promuovono un'idea di mondo piatta, violenta e pericolosa...)

- Giocare a chi la spara più grossa

*Al Qaeda sostiene Pisapia
*La Moschea più grande d'Europa
*Milano Mecca dei Gay
*Via le Br dalle Procure


- E, dulcis in fundo, l'iniziativa che ha del geniale, dell'artistico, con sapore quasi dickiano: gli attori! Pagano non solo buona parte dei sostenitori dei gazebo e volantinatori (anche le idee si comprano!), ma persino attori che vanno in giro travestiti da zingari ubriachi o da punkabbestia con stereo a palla, che disturbano le persone ostentando l'appartenenza a gruppi di sostegno di Pisapia. Ma la chicca (come vorrei incontrarne uno per stringergli la mano, voi non potete capire quanto lo desideri...) i GEOMETRI che prendono misure per la "moschea di Pisapia"!! Leggete qui e ascoltate il caro Vendola:



ALLA FAZZA DELLA DEMOCRAZIA


martedì 24 maggio 2011

Se vince Pisapia...

...il rosso dei semafori durerà di più e i soldi non cresceranno sugli alberi:
 Noi vi abbiamo avvertiti!!!!

lunedì 23 maggio 2011

Bella e sola, come una poesia

Poetry
(Lee Chang-Dong, Corea del Sud, 2010)


Mija è una allegra signora attempata. Nella sua casa di periferia cresce il nipotino adolescente, la cui madre lavora lontano. Sbarca il lunario grazie ad un sussidio e facendo, per alcune ore alla settimana, la badante di un anziano semi-paralizzato. 
Poco dopo essersi iscritta ad un corso di poesia, le viene diagnosticato l'Alzheimer. Ma non è questo a sconvolgerla.
Molto più bruciante è l'orrore nascosto dietro al silenzio di persone che si immaginano vicine e conosciute.
La storia di Mija, che segna il ritorno sulle scene di un attrice-mito in Corea del Sud, Yu Jung-Hee, è una parabola sulla leggerezza e la poesia che non possono, o non riescono più, a toccare il cuore, pur scorrendo con grazia sulla superficie delle cose. Una leggerezza che, allora, non basta più ad affrontare la vita, nè a interiorizzarne la bellezza: questo sembra essere il messaggio riservato a Mija dalla terribile svolta che subisce la sua esistenza. 
Un film composto e soavemente attento ai particolari, una storia sulla solitudine, le contraddizioni e l'incomunicabilità. 

mercoledì 18 maggio 2011

Parole d'oro

"La storia del film potrebbe svolgersi in qualunque paese europeo, salvo che in Finlandia: nessuno al mondo è così disperato da volerci venire. Escluderei anche la Città del Vaticano" [io due o tre che verrebbero li conosco da vicino, ma solo d'estate]


...e la più seria...

"Non c'è speranza in questo tempo e su questo pianeta, lo sappiamo tutti. La speranza si può solo creare nell'arte. L'ho scoperto quando avevo dieci anni, è allora che ho deciso di fare il cinema."

...che mi ricorda la mitica...

"Forse ho pensato di fare cinema perché non sono capace di nessun lavoro onesto. Camminavo ogni giorno su e giù per le vie del centro di Helsinki cercando di rimediare i soldi per bere, ma era sempre più difficile trovarne. Allora ci siamo detti: cominciamo a fare film. Uno ha chiesto: su cosa? Io ho risposto: su questo schifo che è la nostra vita”


Perchè tutto ciò? Straparlo ? (come sempre, la risposta è sì)
Perchè ieri a Cannes l'ultimo film dell'adorato Aki Kaurismaki ha fatto faville, faville, faville e ancora faville (link diversi per ogni favilla, leggeteli tutti altrimenti come potrete sapere cosa ha affermato Aki scagliando il suo cellulare contro il muro durante la conferenza stampa?). Io non vedo l'ora di vederlo, questo Le Havre, sono molto fiducioso anche perchè Kaurismaki, finora e a parer mio ma pure di tanta critica, non ha mai avuto battute d'arresto nella sua produzione ma solo-grandi-film! 

Ecco il trailer di Le Havre

martedì 17 maggio 2011

Milano libera tutti!





Quando si fanno le cose per bene, si punta sulla trasparenza, l'onestà, l'intelligenza e la qualità, non si ha paura delle proprie scelte e idee e non se ne fa un dogma, qualche risultato arriva...anche se dopo una ventina d'anni!

Il mondo saluta il secondo Giuliano più SBALLO che ci sia!!

A qualcuno l'ho già detto, ma sapete come era soddisfatto il pargolo di sentire il suo nome scandito dalla folla ieri alla radio?!? :-)

lunedì 16 maggio 2011

Voglio una vita normalmente ingiusta


Sull'onda del Dopostoria
Noi, trent'anni liberi, cresciuti piano
Felicemente soli.

Un cuore batte nel tuo ventre: 
Ora bisogna che andiamo.
Dove coltivare l'amore?
Dove la rete e l'alleanza?
Dove i parenti e gli esempi?

Non bastasse un'infanzia rediviva
O fiorenti manie sognatrici
Incrociamo solo anatemi, 
Protezionismi travestiti d'avanguardia
Parentado irrisolto e sputasentenze.
Cacasenni filoinduisti: noi torniamo a casa!

Solo dove il dolore forgia 
e l'ingiustizia concima la terra
Noi pianteremo tende e seme
Nutrendo futuro e presente




Che film è?

RISPOSTA: American Life, di Sam Mendes (...quello di American Beauty). Da ricordare di questo film sono anche le bellissime canzoni di Alexi Murdoch

giovedì 5 maggio 2011

Boxe

Da appassionato ed ex praticante (amatorialee) di pugilato.
Da meridionale che ama e odia ciò che è il Sud e che ha vissuto Napoli e Marcianise.
Da sostenitore della lucidità, del coraggio, dello sforzo pedagogico di educazione civica e morale di Saviano e di tante altre ottime persone come lui...
Non posso non riportare stralci di questo articolo a firma di Roberto Saviano che presenta Tatanka (regia di Giuseppe Gagliardi), apparso su Repubblica di oggi, 5 maggio 2011. Poi magari il film sarà una boiata pazzesca (Clemente Russo che interpreta se stesso per me è un segnale d'allarme, poi vedremo), ma queste parole a me entrano nelle viscere:

"Lo scarto tra il fuori caotico e violento, lussuoso e patinato, dove vince il più furbo e il dentro pieno di umiltà e fatica, dove vincono sacrificio e tenacia. Nel film c'è il racconto di ciò che accadeva a Marcianise alla fine degli anni '90, quando per prima, in Italia, dalla fine della guerra si era vista imporre il coprifuoco dal Prefetto, perché in quegli anni si contava un morto al giorno. Quando iniziarono a massacrarsi i Mazzacane e i Quaqquaroni, le famiglie che gestivano quelle zone, gli allenatori di boxe furono fondamentali per salvare il territorio. Seguendo nient'altro che l'imperativo del pugilato, "tutti in palestra senza distinzione di colore, testa, classe, religione, gusto""


"Non puoi chiedere al maestro Brillantino chi sia il miglior pugile che abbia mai allenato. "Tutti" ti risponde con una sincerità disarmante, oppure se lo trovi nervoso e speranzoso: "Quello che deve ancora entrare in palestra e che sto aspettando". Molti credono di sapere per chi batta davvero il suo cuore. Qual è il pugile che ami di più. Ma è il prescelto per un attimo, poi però capisci che le sue stelle sono tutte lì, attaccate al muro. Proprio stelle. Stelle di carta ritagliate da lui una ad una, e che portano al centro la foto di ogni pugile che abbia vinto un trofeo, dal più piccolo regionale sino ai mondiali e gli ori olimpici. "Nessuno resta indietro" è il motto del maestro. E i ragazzi per questo lo adorano. È così, con queste immagini, che si nutrono i sogni dei pugili che si allenano alla Excelsior."


"I coach andavano a prendere i ragazzini dai bar, dalle piazze, fuori dalle scuole. E così li strappavano al deserto metropolitano in cui i clan riescono a reclutare, a mettere sulle loro scacchiere di alleati e nemici, i giovani di generazione in generazione. La boxe rompeva questo meccanismo e lo faceva in modo definitivo. In questo il ring è spesso più efficace di una laurea. Perché quando hai combattuto col sudore della tua fronte e con le tue mani, arruolarsi nella camorra diviene una sconfitta. O fai di tutto per restare in piedi sul ring o dai fondo alle tue forze e metti in conto di andare giù. In ogni caso combatti, uno contro l'altro senza altre possibilità o mediazioni. Scegliere di diventare pugili non ti renderà ricco"


"Ma non è l'esito di un incontro a stabilire chi veramente è più forte. Più che la vittoria, più che i risultati degli incontri, conta la pratica dell'esperienza di dolore, conta l'assenza di senso che occorre sostenere per potervi salire e starci dentro la vita che cerchi di sceglierti come vivere. La differenza tra un campione e un buon pugile la fa il motivo per cui combatti. Non un motivo necessariamente civile o sociale. Religioso o familiare. Ma una pulsione che ti spinga a superare te stesso. Che ti spinga a essere, su quel quadrato, più di te stesso. Quando in qualche modo porti nella tua sfida le speranze di molti, e i pugni che dai e ricevi sul ring smettono di essere solo gesti sportivi e divengono simboli. Divengono i cazzotti di un'intera generazione, i ganci e gli uppercut di chi non ne può più di stare sempre in salita o di chi cerca in qualche modo di rialzarsi. In quel momento smetti di combattere solo per te stesso, per il tuo titolo, per i tuoi allenatori, per i soldi da portare a casa, per la fidanzata che vuoi sposare. E combatti per tutti. Come De La Hoya ha sempre combattuto con tutti i latinos dentro i suoi pugni, o Jake La Motta con la furia che girava nel corpo degli italoamericani. Mohammed Ali invitato ad una lezione ad Harvard coniò dinanzi ad un aula gremita di studenti la poesia più breve del mondo. Che sintetizzava il suo talento, quello che lo portava a vincere: "Me We", ovvero, "Io Noi". Anche se qualche anno dopo ci ha scherzato su dicendo che aveva detto "Me? Whee!", come dire "Io? Evviva!", quel Io Noi, per me è il pugilato."


L'articolo completo è qui

http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/05/05/news/tatanka_la_vita_in_un_pugno-15800504/?ref=HREC1-8

mercoledì 4 maggio 2011

L'impero del Boardwalk

Consumata, in poco tempo, un'altra bella serie tv americana, The Boardwalk Empire.


Produttore esecutivo Martin Scorsese, The Boardwalk Empire (sottotitolo L'impero del crimine) si muove tra Chicago, New York e Atlantic City per raccontare imprese di gangster e importanti politicanti agli albori del proibizionismo e dell'elezione del ventinovesimo presidente degli Stati Uniti.
Steve Buscemi è lo spettacolare (al solito) interprete del personaggio principale, il tesoriere di Atlantic City Nucky Thompson e anche il resto del cast non scherza. Personalmente mi sono entusiasmato non poco per l'interpretazione (e il personaggio, da convinto estimatore dei vari padre Justin, Don Zauker e vari uomini di Chiesa dal cuore tenebroso...anche se qui si parla di un agente FBI) di Michael Shannon (il "pazzo" anche di My Son, My Son, What Have Ye Done):


A guardare i video qui sopra si intuisce come mai sottotitolatura -Impero del crimine- potesse essere più calzante. The Boardwalk Empire è una serie che scuote non solo per l'ottima sceneggiatura, le luccicanti scenografie, l'Oceano, la recitazione e il fascino dei tempi narrati, ma pure, a mio avviso, per l'angosciante "mole del male", cioè l'estensione e la violenza dei loschi affari di Nucky e degli altri assassini (è proprio questo il termine da usare). Intanto, una lettura storica suggerisce come il proibizionismo sia stato il vero trampolino di lancio dello strapotere della criminalità organizzata

A livello caratteriale, poi, se per i personaggi dei giovani Lucky Luciano e Al Capone la componente sentimentale, umana, è minima, le cose cambiano per Nucky Thompson/Buscemi, così come per il suo pupillo e tirapiedi Jimmy Darmody (Michael Pitt). La complessità di questi personaggi, di spessore e intelligenza, tanto capaci di amore, generosità, responsabilità -addirittura- nel mondo e nel progresso (si pensi alla fiducia nella scienza di Darmody, o all'ossessione per strade e infrastrutture di Nucky) quanto saldamente efferati, prepotenti e corrotti, sballotta per bene lo spettatore tra l'ammirazione per un affascinante (sano?) egoismo ed esercizio della forza da un lato, e lo scandalo per un cieco desiderio di controllo, sopraffazione e potere dall'altro. In poche parole, l'ineluttabilità del male e della sofferenza (i due personaggi ne hanno subita molta), che conviene affrontare a viso aperto. 


La solita storia, in fondo, ma ben dipinta e dimensionata. Lo dimostrano sia l'esuberanza carnale e animalesca sparsa ovunque, ma con gusto e misura, o la furia mistica e sadomasochista perfettamente governata dall'interpretazione di Shannon e dalla mano salda degli autori, sia le caratterizzazioni dei personaggi femminili che affiancano Thompson e Darmody, che sintetizzano perfettamente il vulcanico contrasto di sentimenti. Le loro storie avranno esiti diversi e inaspettati, le loro vite e scelte un profilo mai scontato. 

Insomma, fate presto una puntata sul Boardwalk (che poi sarebbe la chilometrica camminata a mare su travi di legno di Atlantic City, sfilata di night, casinò e negozi chic) nell'attesa di scoprire come si modificheranno, nella annunciata seconda serie, gli equilibri germogliati nelle ultime puntate di questo primo e avvincente...giro di carte. 



martedì 3 maggio 2011

Poesia in forma di recensione e di pugnale


Presentatio

Un Papa santo subito
L'altro tirato per i capelli 
Di(o) mio, ecco una Poesia in forma di recensione
e di pugnale


Simbolismo Autosimbolico
Moretto mio, non ti capisco

C'è un Conclave
e un Papa che
non sa recitare

E il presente, si sa, 
appartiene a chi
sa ingannare

C'è il guascone
Psicoanalista, certo
Bravo, di meglio non c'è
Competitivo, senza dubbio
Separato, da parecchio
Fissato, oh sì.

Insomma:
Due coglioni così
parata di cardinali in cyclette e giornalista in palla (ilarità!)

Fede in pillole

Anima in pillole

Avarizia facile

Simbolismo Autosimbolico
Compiaciuti ah-ah 
Polloni di
Bosco infertile
Facile ignorare