mercoledì 9 ottobre 2013

E tu, ti fotti di paura?



INTRO

Settembre 1997, Lido di Venezia.

Ho gli occhi iniettati di sangue e sono felice. Cosa mi capita:
  • Colleziono una serie di manifesti dei film in concorso, strappati da muri e pensiline tra le quattro e le sei del mattino, quando è impossibile riposare per il passaggio dei camioncini delle pattumiere ma le strade sono ancora desolate;
  • Dormo sulle panchine del Lido. Siamo io e un punk poco espansivo con la tazza attaccata allo zaino;
  • Bernardo Bertolucci, quell’anno Leone alla carriera, presenzia e racconta dopo la proiezione de La commare secca, da un soggetto di Pasolini. Non ne sapevo nulla e mi trovo in prima fila davanti a lui, 19enne improbabile e puzzolente. Cerco un senso alla mia presenza tra flash e lustrini. Il Maestro è magnanimo, mi guarda e sorride;
  • Vedo gratis una media di sei film al giorno (ho un accredito che mi ha passato un’amica formigoniana volontaria al Festival);
  • Tra questi, due su tutti: il primo mi inonda di colori e meraviglia, è il Leone d’oro Kitano con Hana-Bi; l’altro, di soddisfazione e fratellanza, è Gummodi Korine (che vince il premio della critica).
  • Nella speranza di avercene abbastanza per una cena al ristorante, mi gioco gli ultimi euro alle slot del Casinò. Mi tocca tornare a Milano nascosto nel cesso del treno.


GUMMO


Xenia, Ohio. “Un tornado si è abbattuto sul villaggio. In tanti sono rimasti uccisi, qui sono morti cani, sono morti gatti, case spaccate a metà, collane e braccialetti sopra gli alberi. I morti avevano le ossa che gli uscivano dalla testa, Oliver ha trovato una gamba sul letto. Molti padri di famiglia sono morti durante il grande tornado, io ho visto una ragazza volare per aria, e gli ho guardato sotto la gonna."



Il primo lungometraggio dell'allora 24enne Harmony Korine è un film nel sottoproletariato bianco a stelle e strisce. Gummo non interpreta, descrive con personalità ed empatia le scorribande e gli espedienti di giovanissimi baraccati sopravviventi in una cittadina di palude e provincia, non a caso chiamata Xenia. Brevemente, senza timore di dissacrare: dove Accattone dipingeva con tinte pasoliniane il sottoproletariato romano anni '50-'60, Gummo pennella (e graffia) quello un po’ più globalizzato, ma parimenti spietato e fognaiolo, degli USA fine anni ’90. L'attrazione per gli ultimi, i folli e gli sbandati, anche quando sono messi in cattiva luce, è pura e appassionante. E' anche esasperata. (Ogni tanto mi chiedo: perchè dovrebbe dare fastidio l'esasperazione, l'enfasi? La vita di quelle persone è ESASPERATA ed è ESASPERANTE. Provare per credere. Korine e Pasolini lo sanno e non si fanno quel genere di pippe).
Ad ogni modo, per me, Gummo è un film da spellarsi le mani per il coraggio di raccontare in quel modo quei personaggi, enfasi compresa

 

 

 SPRING BREAKERS

 

Così, dopo anni, quando esce -nelle sale!- un film di Korine, mi precipito. E ora, quell'unico post all'anno che riesco a tirar fuori, glielo dedico. Perchè Spring Breakers è un film di rivolta (come Gummo e gli altri titoli), è un racconto di iniziazione, è selvaggiamente Femminile.

 


E' da premettere che l'opera potrebbe risultare impermeabile a un approcio "non mainstream", verso il quale ha prestato amabilmente il fianco nella campagna pubblicitaria e della quale mantiene, in un certo senso, le aspettative. Questo perchè Spring Breakers è una narrazione tipicamente sottile, procede per forme, per allusioni, per colori, per archetipi, per musiche ed ombre che parlano più al giù che al su. Al di là delle pregevoli recensioni positive, come altri hanno sottolineato, occorre "aprire quella porta", altrimenti sono solo lucine culi e tette.*

La capacità registica di Korine sta nel lasciare che i toni ingannevoli e oscuri di questa "fiaba americana" si compiano a livello di scrittura, girato e montato, nel modo più fluido, di collezionare scelte autoriali quasi** sempre azzeccate: da aspetti "macro", quali le attrici marchiate Disney, la musica di Skrillex e di Britney Spears -come fu per Gummo il death metal e Madonna-, James Franco che perde la pelle e diventa Alien, un personaggio caratterizzato troppo bene perchè gli eccessi siano stereotipi, fino a "dettagli" di produzione o di costume, come l'efficacia degli appostamenti negli Spring Break reali di Korine, o gli Unicorni sui passamontagna rosa (!)***



Nel merito del soggetto, parliamo di un film sulla "fase finale" dell'adolescenza così com'è intesa e descritta nel nostro contesto storico e culturale, specificatamente nel momento in cui si affaccia al mondo, ne avverte i meccanismi sociali e ne subisce maggiormente gli aspetti avvilenti e depressivi da un lato, quelli inebrianti e vitali dall'altro. In questo scenario, lo Spring Break è una finestra, uno spiraglio su quell'ideale libertà oggetto di ricerca adolescenziale. E' la svolta e la rivolta, lo stacco dal grigiore, dall'ipocrisia, dal piattume da cui l'adolescente-tipo proviene. E' la nuova pagina del libro ed è, precisamente, quella che scintilla...di Nero. Lo Spring Break è passaggio, catarsi del rito liberatorio, evocazione ed espressione del lato oscuro ma luminoso di corpo, potere, presente, incontro/scontro di età e pulsioni.

"Va tutto bene. Di cosa hai paura?"

Nella prima parte la vicenda vede quattro giovani ragazze desiderare, trovare i mezzi e poi partire per lo Spring Break in Florida. Le quattro a finire sotto la camera sghemba di Korine sono girls "diverse dalle altre", un po' perchè lo hanno scritto in faccia, un po' per curriculum e atteggiamento: diaboliche, squattrinate, sessualmente audaci e sboccate (nonchè -ripetendoci- quasi tutte attrici di area Disney, tranne la giovane e poco convincente moglie dell'autore). C'è Faith/Selena Gomez che -in nomen veritas- inquieta e idealista, cerca risposte in un gruppo di preghiera informale (sarà la prima a lasciare lo Spring Break una volta che la situazione si farà intensa); poi c'è Cotty (Rachel Korine), ma soprattutto ci sono Brittany (Ashley Benson) e Candy (Vanessa Hudgens), biondine procaci, determinate e particolarmente vivaci capaci di trovare i mezzi per partire improvvisando una rapina a mano armata.


E la festa comincia. Le magnifighe quattro (come direbbe  Il Cannibale) indossano solo graziosi bikini e non li coprono nemmeno quando, in uno dei famosi "eccessi" surrealistici di Korine, la scena si sposta in tribunale. Persistente nudità come metro dell'autenticità dell'esperienza di vita, della libertà di essere e del confine, ridotto e prorompente, tra le protagoniste e il mondo intorno. Dappertutto, schizzata musica hiphop/elettronica e ralenty onirici di baldanzose orge di alcool e carne, principale evidenza di questa festa tradizionale anglosassone (c'è poco da ridere: l'antropologia fra mezzo secolo le chiamerà così). Il montaggio e la regia sono in stile Korine, sincopati ma più fluidi che in passato. C'è -perlomeno in apparenza- più glamour stilistico e armoniosità, in accordo con il tipo di storia e di contesto meno marginali del solito. 

Le scene sono hot ma più che altro si beve di brutto e si mimano prodezze sessuali di tipo numerico/prestazionale. Le nostre ragazze, in effetti, non scopano nemmeno nelle scene in cui, finiti i party, è evidente avvengano, fra un conato di vomito e l'altro, non pochi accoppiamenti. Le protagoniste fanno di tutto e peggio (meglio) delle altre, ma non si danno. In una scena c'è un esplicito rifiuto di un ometto molto arrapato. Anche con Alien/Franco la scena di sesso sul lettone col pistolone (vedi dopo) in qualche modo esaurisce il meccansimo di possesso/chiavata e lo risolve a un altro livello (sempre vedi dopo). Le protagoniste sembrano porsi da subito al di là del teatrino delle apparenze, più in basso, che poi è lo stesso che dire più in profondità.

La solfa da teen-party cambia dopo l'arresto e l'incontro con Alien/Franco, un gangster con trecce e denti foderati di metallo prezioso che paga la cauzione alle giovanotte. Il tipo si rivela da subito personaggio chiave perchè i fili si spieghino e i destini si compino. L'evoluzione delle vicende delle ragazze dovrà passare attraverso l'incontro con questa pericolosa incarnazione dell'oscuro, un ragazzo "unico bianco cresciuto fra i neri" che nella vita spaccia, ammazza, accumula denaro e ultimamente incide hip-hop. Alien è il drago, il Selvatico, il mostro dorato che darà occasione alle ragazze di immergersi nel lato oscuro e nella vita scintillante di uno Spring Break protratto all'infinito (anche se poi sarà lo stesso Alien a scoprire, grazie alle ragazze, altri livelli, sede dell'essenza della traccia che sta seguendo e ad avere la possibilità -l'amore- per inoltrarvisi).

Torniamo alle protagoniste. Dopo aver iniziato a frequentare con soddisfazione il mondo drogato e sbandato -la realtà bside- di Alien, si divideranno: due di loro andranno fino in fondo, dove le Strade si uniscono (Vita e Morte); Faith e Cotty, invece, torneranno a casa, pur se con tutta l'amicizia e l'amore di chi rimane. A questo punto scorrono nuovamente immagini dei raduni festanti dello Spring Break, ora più di prima ben poco scioccanti in tutto il loro prevedibile esibizionismo, mascherata in cui non v'è incontro con l'altro, ma solo performance e conformismo.
 

Il lettore avrà notato come il film esponga la sua trama e i suoi protagonisti secondo un evidente -ed efficace- andamento fiabesco. La filastrocca canticchiata da Alien lo ricorda:

"Quattro passerotte uscirono dal nido
Quattro passerotte ora sanno volare
Una passerotta disse di te non mi fido
e tornò al nido..."
  
Le due girls rimaste sulla piazza si inseriscono più che bene nella vita del gangster, praticamente ne prendono in mano redini e timone. Qui non c'è ipocrisia, si lotta per realizzare i propri sogni, si vive fino in fondo per quello che si desidera, finchè si può, con ogni mezzo e ad ogni costo. Il denaro è la chiave, il cibo/la roba ("da shit"), l'imbottitura ("sono foderato di soldi!"), lo strumento per trascendere la realtà grigia e bigia e per essere realmente se stessi; il denaro, in effetti, in sè non significa nulla, ma realizza sogni materiali, apre Sesami oscuri. E la musica è il viatico consolatorio. Non a caso, musica e moneta sono le occupazioni di Alien (che nemmeno è di questo pianeta o sembra così interessato a scopare).

"Guarda quanta roba!
Guarda quanta roba!
E' questo il Sogno."

E' il Bengodi, la Cornucopia, il Paese dei Balocchi; chi si trattiene oltre i limiti consentiti torna indietro in una bara, come insegnano le fiabe, la realtà e anche (certi) film. 


Le due bionde, in quella che potremmo considerare la scena madre del film, inscenano, sul letto spaziale di Alien, un'aggressione ai suoi danni, lo fanno inginocchiare sotto la minaccia di due pistole cariche:

"Sei un pervertitio. Pensavi che anche noi fossimo roba tua? Non sai con chi hai a che fare!"

Altro che paura del mostro. Le girls stanno recitando un ruolo pericoloso e complesso, viene bene. Ma più che eroine solari e combattive, sono giocose sacerdotesse di culti cruenti ed oscuri.

"C'è tutto quello che ci serve qui, di te non abbiamo bisogno. Forse ti abbiamo usato per arrivare qui. Che dici, lo ammazziamo?"

Al culmine della tensione (non sembrano fingere), lo sbandato comincia a succhiare la canna della pistola, gesto di sottomissione riconoscente e gradito alle due fatine.

Eros e Tanathos fanno un girotondo. Nella bocca del killer si scioglie la tensione; le ragazze si compiacciono del ruolo loro riconosciuto, se la ridono. Alien sposta la pistola sull'inguine di una delle girl; il gioco continua.

"Sei un maiale, sei uno schifoso maiale, cazzo, sì!!"

Alien è inebriato, innamorato. Sa di aver trovato ciò che aveva intuito fin dal giorno in cui ha incontrato le giovani. La sua strada, l'amore, la compiutezza.
 

Altro tema presente -piuttosto tipico dell'adolescenza- è la fusione, la totale adesione tra le due "bad" girls. Brittanny e Candy parlano in prima persona plurale, si toccano e strusciano continuamente, spirali, avvolte come un Serpente a due teste. Anche questa sembra una tra le più calzanti espressioni di un femminile vivacemente transpersonale. Esse sono idea, azione, vita allo stato puro. Come in effetti anela ad essere Alien, che proprio per questo scorge in loro la perfezione, l'Amore, l'ideale, l'Anima Gemella. Anche alla fine del film quando, non a caso in acqua, c'è il primo rapporto completo tra i protagonisti, le ragazze restano sempre abbracciate, spassose, gaudenti; mentre Alien prende una è come se entrambe partecipassero. E lo sforzo sessuale di Alien appare in netta contrapposizione con le girls che godono sciolte.

Raggiunto l'apice, la fusione, la Ruota scatta ed è l'inizio dell'epilogo. Alien sa che deve sistemare i conti con un pericoloso spacciatore che minaccia da tempo le sue attività. Si tratta di un suo amico di infanzia ora completamente assorbito dal successo e dalla roba (interpretato dal rapper Gucci Mame).

E' evidente come ciò sia il pretesto per andare in fondo non tanto alla faida criminale quanto alla vicenda esistenziale di Alien e delle due ragazze. Le girls incalzano:

 "Hai paura, vero? Ti fotti di paura, vero?" 

E poi è orgia di sangue e pistole, di morte e di tenebre. L'epitaffio di Alien qui sotto immortala non, come banalmente qualcuno ha pensato, la festa dei teen drogati in sè, ma la propagazione all'infinito del momento che esce dallo schema e si ri-trova, il sacro ri-sorgere del Sole, una Primavera fuori da ogni possibile conformità e adultità, un situazionismo esistenziale portato alle estreme conseguenze.

"Spring Break per sempre..."



Le due ragazze, invece, proprio nella scena che precede il loro "omicidio-suicidio", telefonano a casa per confessare affetto, buoni propositi e un positivo cambiamento interiore. La mia personale ipotesi è che lo facciano con sincerità, per non lasciare una scia di inutile dolore e confusione.

"Sarò una ragazza migliore. Siamo persone diverse ora. Abbiamo conosciuto persone identiche a noi."

OUTRO

L'adolescenza come momento di crescita, di trasformazione, di accumulo e canalizzazione di energia, intersezione e spellamento dei limiti fisici e dell'oscuro interiore. Quell'intimo, inebriante confine tra Eros e Tanathos. Quel Nero e Rosso esplodere sognante della carne in bellezza, gioventù, vita, sesso, morte, violenza, paura, spirito e corpo che si ritrovano, si contendono, si uniscono, si sbattono e si rilasciano. Spring Breakers è un film saffico e femminista, gli uomini o non capiscono o si trovano relegati a ruolo di gestori (e vittime) del potere. Un potere da offrire al femminile, espressione dell'incanto della vita sessualmente ed energicamente al culmine.

 "E' come un sogno." 


Note
* "Cinema per iniziati", "Poco democratico" ecc. ecc. Per me, ogni opera, libro, script, film, piece che sia ha per ognuno di noi un possibile "percorso di accesso" in un dato momento. Poi c'è chi, anche se non coglie, si incuriosisce e prova a cercar varchi, e chi -forse troppo innamorato delle proprie idee- chiude lì e butta nel cesso. A ognuno la sua scelta.

** L'interpretazione della moglie di Korine non è all'altezza del resto del cast.

*** Si veda ad esempio Jung, il quale dedica agli unicorni un intero capitolo di uno dei suoi libri più importanti sui simboli.

Dedico questo post un poco vaneggiante al blog Oltreilfondo ed al suo curatore, Eraserhead, al quale chiedo, col cuore in mano, dove cazzo sia finito.