lunedì 31 gennaio 2011

DEXTER

O mio caro Dexter, tu, serial killer umano/non umano/umano che fai fuori i cattivoni...
Una serie tv scoperta solo recentemente: peccato per la difficoltà nel condividere in tempo reale le tante emozioni capace di suscitare...Meglio perché così mi posso fare in pace un po' di sparoni di cinque puntate in due giorni (il livello di coinvolgimento, nel clou di prima e seconda stagione, è molto alto, io vi avverto!)
Prima stagione: chi è il serial killer del camion frigo?
Seconda: chi è Dexter?
Terza stagione (in visione): bah, per ora mi sta deludendo...
Dall'inizio alla fine di queste prime due serie di dodici puntate ciascuna, finisce dritta al secondo posto nella classifica serie tv!
Dell'inizio, lasciamo che parli da sè, la sigla.


Del durante e della fine avevo linkato già una buona recensione. Ad ogni buon conto, la caratterizzazione dei personaggi e la sceneggiatura sono i punti forti della serie. L'intreccio è sufficientemente aggrovigliato e una buona scrittura è ancor più apprezzabile. Le sfaccettature dei personaggi, a cominciare dal protagonista, che per lo spettatore è un eterno fluire tra bianco e nero, giorno e notte, sono molto curate e credibili. 
Poi c'è l'ambientazione. Miami. Sempre snobbata, da bravo pirla di sinistra. Provate a guardare la mappa satellitare. Ha dell'incredibile: isole su isole, tropici e grattacieli, mare, ponti, palme e barche. La terza città americana fiorisce degli ormai storici insediamenti cubani e caraibici in genere, crogiolo di culture, colori e sudori. Non a caso l'espediente per sottolineare i due lati delle vicende dexteriane è spesso la musica. Non ho mai amato il latin sound. Sarà un caso, ma la combinazione dei concerti live frequentati dai personaggi e un pregevole album che ho scoperto poche settimane fa, cominciano a farmi cambiare idea, perlomeno rispetto a certa musica cubana dal sapor jazz. Viva la vita che ti stupisce sempre con i cambiamenti. 
No, il reggae ancora mi mortifica.

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