martedì 22 febbraio 2011

Omaggio a TWIN PEAKS

E' vero, c'era il nano che ballava, la signora del ceppo, il fantastico agente Cooper, stupiva la vicenda dell'uomo senza un braccio e il fascino di Audrey; c'era la forzuta Nadine alle prese con le sue tende mentre il marito filava -bellissima storia- con Norma della tavola calda amata da Cooper per le sue crostate; e, insomma, ci sono tutti i segreti di Twin Peaks, con l'hotel e la casa di Laura tra le location più suggestive. 
C'è tanto in Twin Peaks, forse la più completa -sarà anche per la durata- summa delle tematiche care a David Lynch, senza contare la musica del migliore Badalamenti e l'incanto della realizzazione del primo telefilm d'autore nella storia del cinema e della tv. 
Io, però, scelgo questi due "piccoli" video, uno per il lato ironico (protagonista l'eccezionale personaggio che risponde al nome di Albert Rosenfield, medico legale FBI tanto in gamba quanto assolutamente privo di tatto che, insieme a Gordon Cole, interpretato dallo stesso Lynch, sono gli emblemi dello humour della serie), l'altro per il lato cupo e orrorifico, dove arriviamo al capolinea del viaggio nella Loggia. 
Un contrasto in perfetto stile Mulo, setaccio e piccone, direi. 
Buona visione!


5 commenti:

  1. Che si può dire ancora? quasi nulla poiché su David Lynch è stato detto molto..anche se non tutto!
    Perchè tutto certo non lo si può dire su questo assurdo artista, per il semplice motivo che molto del suo genio non può esser decifrato.
    Perché Lynch è così, indecifrabile! Perché Lynch o lo ami o lo odi.
    E se lo ami non puoi fare a meno che ammirare ogni volta, con aurorale meraviglia, la rappresentazione di quei suoi strani mondi popolati da nani e giganti, santi e demoni, luci ed ombre.. e constatare che, nulla è in realtà come appare. Poiché il confine per Lynch non è tracciabile.
    Nel guardare i suoi film puoi solo andare avanti per suggestioni, per idee, sperando che quest’ultime siano quelle giuste:

    “Un giorno d'estate mi trovavo in un laboratorio di sviluppo e stampa, le Consolidated Film Industries di Los Angeles. Allora stavamo montando la puntata pilota di Twin Peaks e per quel giorno avevamo finito. Erano circa le sei e mezzo del pomeriggio e ci trovavamo all'esterno dell'edificio. Nel parcheggio c'erano alcune auto. Posai la mano sul tettuccio ed era caldo, molto caldo: non bollente, ma piacevolmente caldo. Stavo lì con la mano appoggiata sul tettuccio quando -puf!- apparve la "stanza rossa". Quindi i personaggi che parlano e si muovono al contrario e infine qualche dialogo.
    Ebbi quest'idea, questi frammenti di idea. Me ne innamorai. Inizia proprio così. L'idea ti dice di costruire la "stanza rossa". Ci pensi su. "Aspetta un attimo", dici "le pareti sono rosse, ma non solide". Allora continui a pensare. "Sono tende". Non opache, ma traslucide. Quindi appendi le tende."Ma per il pavimento... ci vuole qualcosa". Torni con la memoria all'idea e sul pavimento c'era qualcosa: avevi tutto sotto gli occhi. Così aggiungi ciò che mancava. Inizia a ricordarla meglio, l'idea. Procedi per tentativi, sbagli ma aggiusti il tiro, aggiungi altri dettagli, ed ecco che la stanza è pervasa dalla stessa identica atmosfera dell'idea.”


    Inutile dire a chi appartenga quest’idea, è ovvio. E di sicuro è una delle idee più suggestiva mai viste…..

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  2. Grazie, Sal, le tue parole rendono perfettamente il messaggio. Twin Peaks per me si basa su una struttura narrativa realistica, concreta e molto solida e allora il perdersi, il Nulla che è come appare, diviene puro Smarrimento: come un seme selvatico che arriva nel tuo inconscio e inizia a germogliare cose che non sai, ma senti molto bene.

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  3. Ah, Twin Peaks! Ti ci metti seriamente a seguirlo, ti aspetti un telefim "pepato di sangue" però una cosa "normale", suvvia...e alla "fine" ti rendi conto che TU non lo sei più. "Normale" intendo.
    Ciao...buoni scritti Emmegì!

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  4. Grazie Nyc! Ma anche a voi fa scompisciare Albert? ;-)

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  5. Nei lavori di Lynch tutto prende una forma particolare..dove ognuno nel suo microcosmo è assoluto.

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