domenica 27 maggio 2012

Cosmopolis: spunti per spazzolarsi il primo DeLillo al cinema

Fuga dalla critica - Pere Borrell del Caso
1 Del contesto

Dare la colpa al soggetto se la foto di un intricato paesaggio o un succulento primopiano è spezzata, grossolana, insapore. Apparentemente incomprensibile. 
Ragionarci, che ci sono sempre ragioni tecniche. Spiegazioni. 
Conferme. 
Motivi.

Dicevano: "egocentrico, retorico, pedante"
Il dialogo-rapporto tra Freud e Jung meriterebbe più ore di meditazione e conoscenza. Come continente ora alla deriva, in quel momento esatto si staccò l'Oggi per ri-congiungersi allo Ieri, e DG lo sa e lo ri-prende in pieno.

Lo diranno ancora. E dire di Cosmopolis senza aver messo due occhi sul libro di DeLillo, lo credo durissimo. Ma, avendolo letto (e "ascoltato"), questo film varrà come straordinaria e letterale operazione di trasposizione cinematografica di un romanzo "postmoderno". "Cover musicale", dice DG.

Dicevano anche "Fuffa!" di Cabala e Alchimie al cinema, e "Oppio!" di ciò che un comune e misero Io non può vedere. Ma questa è un'altra storia.

Questa non è la spocchia di quello che ha letto un cazzo di libro di cento pagine, ha preso due lauree (feat. University of Secondigliano) o meglio si illude e crede di sapere. E' leggere fiato e meningi sprecate, parole buttate, che vorrebbero argomentare, guidare, giudicare senza alcun percorso di fondamenta. Questo emerge come sciocco sentenziare; patetico, se si possiede la proprietà tecnica del mezzo, il linguaggio. Un parlarsi addosso gretto e trendy, giusto per attirare (ma perchè? denaro?) un po' di facile consenso. Meglio sarebbe lasciare spazio alle emozioni, alla deriva, al gusto. Insomma. Non fate i critici, raccontate!



2 Del merito

Sorella Morte applaude ad ogni opera di DG. Freud, come dice lo stesso regista, vorremmo vedere cosa proverebbe a veder rappresentato, in letteraria forma, tale atavico, sociale, apocalittico impulso di Morte dalla sua opera così profeticamente dischiuso in scienza psicologica.

Sesso, sesso, sesso. Ancora carne. 
Scopare, sbattersi, annusare, infilarsi dentro, dare e prendere. 
Domare e domandare.
Non c'è significato, solo Spinta.

Il sesso purifica. 
Quadrilogia con Crash, Videodrome e A Dangerous Method?
La consulenza filosofica innalza e poi sprofonda. Come un cazzo.
La visita prostatica, e ciò che accade, la dice lunga su fase anale e narcisismo del capitale, su un sesso di pura portineria.

La macchina è isolata, blindata, il contenuto è invisibile. Un io-robot la cui esistenza è tempo, è lavoro, è capitale.
Finanza: invisibile, mortifera e concreta. Evitabile?
Come in Melancholia, le Limo non passano tra le curve più strette.
E dove dormono le macchine?

Metafore. 
Simboli.
Proiezioni.
Segnali di passaggio e confine fra Dentro e Fuori; schermi su schermi su schermi. Eric può vedere ed entrare come un cazzo (ancora!) di uno stupratore di stato sia in ciò che accade dietro gli schermi dell'auto, sia in ciò che accade dietro gli schermi televisivi. 
Eric-Il capitale, può fare in modo che domani non mi daranno il mutuo, che non mangerai più vacche (e sarebbe ora), che migliaia di persone non possano lavorare per lui.
Eric vuole TUTTO. Eric si prende TUTTO.

Oltre la Merce e la Materia.
Potere invisibile - Uno Spettro (si aggira per l'Europa!)

Nulla, Vuoto, Caos. Decadenza. 
Anarchici e capitalisti dicono le stesse cose?!?

La Salvezza.
Il Fuoco e la Morte (come il Sesso e la Devozione) possono essere Uscita e Buon Inizio. Significato. Redenzione. Speranza.
Ciò che è e ciò che non è non è disegnato di compasso. Piuttosto sfuma, sfronda, non si sonda.
E' l'asimmetria (speculare nel doppio e minaccioso attentatore di fine storia, merda come Eric "E' mio", forse più, da innamorato ignorato), il Verderame, la Spina nel fianco.

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Note a margine
-Disribuzione mastodontica in rapporto all'anti-commercialità del film. L'inculata è così banale  e spiattellata, o sono io che mi sono perso qualcosa?
-Il vampiro rende nei panni di Eric. Avevamo previsto bene.
-C'è K'naan nei panni di Brutha-Fez, il Rap-Sufi.  Un bravo ragazzo, ma sicuri non ci fosse nulla di meglio?
-Ottimi link
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12 commenti:

  1. Ciao Mauro,
    ci tenevo tanto al tuo parere, aspettavo un tuo commento più di quello di qualsiasi altro e un po' mi spiace leggere la tua "riduzione" a pochissimi elementi, pure se certamente pertinenti.
    La mia recensione sarà pubblicata in giornata su Mentinfuga e la mia è una lettura "univoca" che ho dovuto scegliere e selezionare (a fatica!) tra le tantissime possibili.
    Vero è che un film come Cosmpolis non può essere raccontato, solo visto, esperito, subito.
    La dimesione erotica è fortissima, direi dominante, ma io ho scelto, ad esempio di raccontare invece quella della malattia (capitalismo visto come virus che annienta la realtà fisica delle cose raccontato attraverso la disgregazione fisica e mentale di Eric Packer) ed è solo una delle tante possibili letture che si potrebbero dare ad un film che trabocca ed esprime potenzialità illimitate.
    Ho trovato straordinaria ad esempio la maniera in cui abbia saputo rendere profondamente cronenberghiana la scrittura di Don DeLillo, imprimere al romanzo la sua impronta distintiva. Inoltre mi pare che sia anche un compendio di buona parte del suo cinema (la verbosità del penultimo, che però qui è un sintomo ed esprime qualcosa di ben preciso, il racconto della violenza in A History of Violence, la tecnologia, l'ossessione dell'oggetto automobile in Fast Company, Crash, il sesso come potenza vivificatrice e purificatrice), un compendio che però ha riportato non tanto per vana autocitazione, quanto perché è ciò che fa un vero autore quando crea la sua opera personale dalla materia originaria da cui la estrae e la plasma a piacere.
    Ha preso il romanzo di Don DeLillo, ne ha mantenuto lo spirito ed il significato originario, e lo ha contaminato con gli elementi delle sue tematiche di sempre.
    Non c'è una cosa che non mi sia piaciuta di questo film, a cominciare dalla fotografia, ad esempio, le inquadrature, il montaggio.
    E non ero "prevenuta" in positivo perché amo Cronenberg, anzi, sinceramente ha superato ogni mia aspettativa.
    Comunque è un film che ha "spaccato" il pubblico, in sala tanta gente si alzava e se ne andava; a me, per dire, ha tenuta letteralmente inchiodata alla poltrona dall'inizio alla fine.
    Un abbraccio. :-)

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    1. "Ma i simboli – cifre su schermi sofisticati ed evanescenti attraverso cui si esprime l’andamento dei mercati del grande capitale che manovra e decide il destino dei singoli – rimangono pur sempre simboli e il simbolo può solo evocare, lasciar intuire, ma mai dire o narrare la vera realtà delle cose. La tecnologia, così come la pittura e l’arte moderne, ha perso il proprio potere narrativo, ed un mondo che non si può narrare è solo un simulacro della realtà."

      Ciao Rita! :-)
      Riporto questa frase come quella in cui mi rinosco di più; il simbolo (l'immagine, il suono) racconta. Narrazione, Simbolo, carne che rappresenta, Morte.
      Ci sono guide escursionistiche che descrivono ogni cosa dei boschi che attraverserai, dei sapori, rumori, colori, luoghi magici che potrai sfiorare. Raccontanto tutto. A me, quando entro nel Bosco, sempre più piace dare/ricevere solo qualche immagine (che vorrei sempre più pregna e meditata) e lasciare alla libertà del singolo, unica e irripetibile, del momento, l'esperienza del narrare "per filo e per segno", appunto, di "allacciarsi".
      Spesso, insomma, preferisco mettere insieme suoni e significati non in ordine di prosa, o critico, ma per associazioni di idee, immagini, simboli, parole-chiave...anche formule magiche, a volte ;-)
      Non la vedo come "riduzione", anche se ne colgo in pieno il "virgolettato" e so bene cosa intendevi :-) Il fatto è che sento che in quello che ho scritto ci sia molto. Senza dubbio in gran parte sproloqui nottruni da "piccolo esploratore" del Cosmo: però, c'è anche abbastanza DeLillo, Cronenberg, c'è qualcosa di questo mondo e, ovviamente, come detto, molto di me. Perchè, come dicevi tu, in questo film (e pure nel libro) traboccano potenzialità e piani di lattura/cammino presoochè illimitati. Come per il Faust di Sokurov, per stare tra i film più recenti tratti da romanzi straordinari.

      Il film l'ho trovato ottimo, straordinario, un Cosmopolis's DeLillo ripulito, rilucente, secco, cronenberghiano. Forse non mi sento troppo sconvolto solo perchè ho già conosciuto la follia dionisiaca leggendo il romanzo ;-). Anche da me in sala uscivano spettatori a pacchi, lo accennavo nelle note. Molto più che per l'ultimo Malick, che già non era male come fregatura per il "grande pubblico".
      Ho letto il tuo commento, completo, appassionato e competente come al solito. Forse io la vedo un po' meno "narrativa" la via crucis di Eric, però è solo un mio punto di vista. Ah, ho letto anche la tua tesi su Cronenberg, recentemente (non proprio tutta tutta, ma buona parte sì...ancora grazie!)...Ci vorrebbe molto tempo per confrontarsi su tutto, comunque sappi solo che dopo mi sono rivisto Crash, grazie a te, e sono riuscito ad apprezzarlo molto più della prima visione che feci tanti anni fa. Resta un film che mi disturba e innervosisce parecchio, ma mi successe lo stesso con Il condominio di Ballard, e anche quella volta Cronenberg, come dire, si è scelto il libro giusto...
      Ciao!

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    2. Mauro, ma io non contesto affatto la tua scelta di una prosa non narrativa, anzi, direi che mai come in questo caso l'ho trovata davvero adatta, ma, leggendoti una prima volta, ho come avuto l'impressione che tu ti fossi focalizzato troppo sull'elemento del sesso, che sì, è dominante come sempre in Cronenberg, così come quello della morte, ma ancor più prevale l'alienazione, la malattia, l'incomunicabilità, la realtà-simulacro (tanto di Eric, quanto della società capitalista nel suo insieme).
      Ri-leggendoti in realtà parli anche di altro. ;-) Quindi colpa mia che ti ho letto un po' frettolosamente e, soprattutto, sull'onda di un entusiasmo per questo film che vorrei ritrovare in ogni commento e recensione.

      Peccato per Cannes, eh? Ti pare che nemmeno un premio ha preso? Cronenberg evidentemente non piace a Cannes, pure quando presentò Crash spaccò nettamente la critica ed il pubblico, ci fu addirittura chi gridò allo scandalo.

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    3. Tranquilla, lo so che non contestavi, figurati. Anche io mi sa che non avevo ben compreso cosa volevi dire. Effettivamente ciò che ho scritto è parecchio "sessocentrico" dove però il sesso raduna e comprende tutte quelle altre pulsioni e livelli di esistenza, in primis, Thanatos e il potere, l'assenza di significato del progettuale e del narrativo, il decadentismo del "tutto, subito, qui e ora". Certamente anche alienazione e decadimento e malattia sono punti chiave, snodi fondamentali. Ma secondo te (e ho letto ciò che hai scritto dell'uno e dell'altro da te), quali sono, in sintesi, le principali differenze tra libro e trasposizione filmica?

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    4. Guarda, più che differenze io vi ho visto una totale appropriazione, da parte di Cronenberg, del materiale di Don DeLillo: ha preso quel romanzo e lo ha fatto suo. Lo ha cronenberghizzato. A partire dalla meticolosità con cui inquadra, fotografa e fa interagire la tecnologia con le persone. Poi ci ha aggiunto l'erotismo, la carnalità, la carne. Elemento che mi pare in DeLillo manchi. Sì, narra degli incontri sessuali, ma in maniera molto intellettuale, mentre Cronenberg li rende palpitanti, vivi.
      La pellicola trasuda proprio sesso, almeno nelle prime scene.
      Questa la prima "differenza" che mi viene in mento.
      Ah, e poi un'altra cosa importantissima. Nel romanzo c'è proprio il senso del viaggio come percorso a tappe, come iniziazione alla morte. Se ricordi, nella recensione faccio l'analogia con il teatro a stazioni medievale che sul palcoscenico posiziona a destra il paradiso e a sinistra l'inferno. Nel romanzo infatti Eric si sposta da una parte all'altra di Manhattan: parte dal suo attico, un paradiso metaforico non solo perché ricchissimo, ma anche perché posizionato in alto, vicino alle nuvole ed arriva a Hell's Kitchen (che, letteralmente, significa "cucina dell'inferno"). Nel film invece tutto avviene quasi simultaneamente, non c'è il senso di questo viaggio. Lo si intuisce (il film inizia che è giorno, finisce che è sera), ma le tappe sono più simboliche che reali. Inoltre non si fa mai menzione del luogo dove stava il barbiere, ossia Hell's Kitchen.
      Un'altra cosa: nel romanzo l'incontro con il barbiere è anche un ritorno all'infanzia. Nascita e morte vanno a convergere. Nel film il barbiere accenna alla sua infanzia, ricorda del padre morto, ma è meno evidente questo tuffo nelle origini di Eric.
      Secondo te invece?

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    5. Secondo me i due ultimi punti sono più sfumati, mentre il carnale c'è sicuramente di più nel film, come dici. Però...Mi sono riletto la parte della visita rettale mentre dialoga con la consulente Melman, e devo dire che in quella parte c'è tutta la carica sessuale del film, forse anche di più. In altre scene, invece, il film è molto più coinvolgente e sensuale del libro (ad esempio la scena meravigliosa della Binoche, che si sbatte e dimena con molta partecipazione e vicinanza -mi ha ricordato una delle scene di sesso che amo di più, quella dell'incontro-scontro di A History of Violence- mentre nel libro la vicenda fra i due è risolta in modo molto più veloce e incolore (e per di più in un hotel e non nella limousine). In definitiva, la vedo come te: c'è tutto DeLillo (nel titolo di questo post lo sottolineavo, così come dicevo poi che la vedo ancora "più dura" del precedente film la questione della visione senza conoscere le fonti), ed è una vera meraviglia, un lavoro spettacolare, unico!

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  2. Aggiungo anche, visto che ho leggiucchiato e trovato conferma, che la figura di Brutha Fez, e più che altro la musica e l'aspetto spirituale che questa veicola anche in Eric, nel film è resa in modo parziale, macchiettistico, e questa è l'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso in sala. Nel libro c'è grande spazio ai funerali, alla figura e alle scenografie, alla danza ed ai testi. Nemmeno il casting ci azzecca, K'naan, che conosco, non ha quello "spessore sottile". La scelta di non lavorare troppo su questo aspetto, che è anche il lato sentimentale, se pur alla Eric, credo sia meditata, perchè così l'Eric di Cronenberg ne esce maggiormente algido e monodimensionale, svuotato e completamente alienato anche dalle sue emozioni di musicalità, e quindi sintonie ed empatie. Certo che l'empatia per Brutha Fez è su determinati piani, nel libro, ma di certo è molto più sfaccettata del film.
    Altra cosa è la figura di Benno, che nel libro ha piccoli ma importanti spazi in prima persona lungo tutto il racconto, con le due "Confessioni di Benno Levin"

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    1. Ah sì, certo, verissimo. Nel romanzo la scena del funerale è un momento cardine, è bellissima, riesce ad essere visivamente potente, pur attraverso la scrittura. E la dimensione spirituale è senz'altro molto più presente. Da aggiungere che Eric piange per la perdita perché in, qualche modo, il rap sufi gli "appartiene" ("la sua musica è nel mio ascensore").
      E poi ancora nel romanzo i piani temporali si sfasano, per cui Benno e le sue confessioni appaiono anche nella prima parte (e mi piacque moltissimo che all'inizio non si capisce bene chi sia e cosa stia tramando, poi alla fine tutto torna ed ha un senso, quindi gli sfasamenti temporali della narrazione poi vengono riassorbiti nel presente).
      Altre due differenze: anche la scena del rave nel film perde la sua carica e inoltre, se non ricordo male, mi pare che nel romanzo avvenga proprio all'aperto, in strada?
      Inoltre Cronenberg (e me ne sono domandata il perché in quanto l'avrei vista una scena degna del suo cinema) omette completamente la parte in cui Eric partecipa come comparsa ad una scena di un film in cui molti corpi nudi giacciono scomposti a terra, momento in cui finisce per perdere anche una scarpa (portando a termine l'opera di svestizione dai suoi abiti di magnate della finanza).

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    2. Vero, Biancaneve. La scena del rave non ricordo se fosse all'aperto, però era sicuro molto più potente di quanto non ci sia nel film. Forse la scelta ha le stesse ragioni di cui dicevo sopra, musicali.
      Hai perfettamente ragione anche sulla comparsata, sarebbe stata perfetta. Credo che lì pesi la scelta di condurre tutte la vicenda in luoghi molto chiusi, chi dici?

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    3. Sì, può essere. Nel film si passa da un luogo chiuso ad un altro, e per questo dicevo che il senso del viaggio è meno evidente. Nel romanzo Eric invece scende spesso in strada, si sporca di strada, cammina, si muove.
      Penso che potrebbe essere benissimo come dici tu, ossia che Cronenberg abbia voluto mantenere una certa armonia visiva ed anche rispettare l'unità di luogo. In fondo limo, ristoranti dove va a mangire, albergo, teatro, sono tutte declinazioni del medesimo luogo chiuso.
      Comunque è incredibile quanto abbia saputo rendere l'erotismo a livello visivo, persino Pattinson riesce ad essere seducente.

      OT: ho finito la quarta stagione di Dexter... caspita che colpo di scena, non me l'aspettavo! Il cofanetto della quinta esce a luglio, per cui dovrò aspettare. :-(
      Ah, ho visto (ma quasi per caso, non stavo cercando anticipazioni, mica sono scema che voglio rovinarmi le sorprese) un video su youtube della sesta stagione in cui c'è una notiziona... vabbè, non ti dico nulla, magari non lo sai. ;-) Che però in effetti non mi ha sorpresa nemmeno tanto...

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    4. Eheheh...persino Pattinson!
      Comunque capisco e condivido, come ampiamente detto, Cronenberg mi fa scattare certi pruriti...
      Dexter...Beh ormai sei a buon punto! Noi non abbiamo ancora visto la sesta, la mia compagna insiste (jtm!) ma a me ne hanno parlato male, e non vorrei finisse come per la stagione tre, che fu un bel po' pallosa...
      Comunque la morte di Rita è una bella botta, sì...Sulla sesta so che Dexter si converte o qualcosa del genere...E' questo che dicevi?

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    5. No, no... non si tratta della conversione. ;-)
      Ma non ti dico nulla. Comunque non so se si tratta di un singolo "evento" che avrà conseguenze, oppure limitato ad un momento e basta.
      A me la terza invece non era dispiaciuta affatto. Trovo che la serie sia stata sempre in crescendo. Magari i singoli episodi sì, ci può essere qualcuno meno accattivante di altri, ma nel complesso trovo che Dexter - proprio lui come personaggio intendo - abbia un'evoluzione costante.

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